Nove anni dopo il blitz del personale della Digos di Agrigento la prescrizione “salva” gli imputati da una possibile condanna, al processo scaturito dall’inchiesta “Self service”, su una presunta associazione, che aveva messo su un giro di tangenti all’Ufficio tecnico comunale di Agrigento, in cambio del rilascio di autorizzazioni e licenze edilizie.
Il processo era in corso di svolgimento dinnanzi alla Corte di Appello di Palermo. Il procuratore generale di Palermo, Domenico Gozzo, aveva chiesto otto condanne: 5 anni di reclusione per l’architetto Luigi Zicari, funzionario dell’ufficio (4 anni di reclusione, in primo grado); 3 anni per Roberto Gallo Afflitto (2 anni); 1 anno e 6 mesi per l’ex dirigente dell’Ufficio tecnico, Sebastiano Di Francesco (2 anni); 2 anni per altri due imputati, Pietro Vullo, e l’imprenditore Gerlando Tuttolomondo (2 anni); 5 mesi per il veterinario Massimo Lorgio (7 mesi); 1 anno e 4 mesi a Rosario Troisi, e 1 anno e 2 mesi a Calogero Albanese (per quest’ultimi due, entrambi vigili urbani, chiesta la conferma della pena).
I giudici, però, hanno rigettato l’appello del procuratore generale, che chiedeva di ribaltare la sentenza di assoluzione per diverse singole accuse. L’inchiesta “Self Service” coordinata dalla Procura della Repubblica di Agrigento, consentì di scoprire un presunto giro di mazzette che sarebbero state elargite in cambio del rilascio di autorizzazioni e concessioni edilizie da parte di alcuni dipendenti dell’Ufficio tecnico comunale della città dei templi.
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