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Home » Cronaca » Boom di frodi con furto d’identità, Sicilia maglia nera, ad Agrigento 108 casi

Boom di frodi con furto d’identità, Sicilia maglia nera, ad Agrigento 108 casi

Redazione Di Redazione
7 Gennaio 2020
in Cronaca, dalla città
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Furti telematici identità: Sicilia tra regioni più insicure, ad Agrigento 108 casi nel primo semestre 2019.

“Sulla sicurezza dei dati personali digitalizzati, la Sicilia e’ tra le regioni piu’ insicure d’Italia con dieci truffe creditizie al giorno attraverso i furti di identita’”. Lo sostiene il sindacato dei bancari Fabi Palermo che lancia l’allarme sui casi di “data breach” (incidente di sicurezza), la violazione, il furto, la copia dei dati protetti digitalizzati, che nel 2018 sono cresciuti del 133 per cento. La Fabi analizza i dati Crif relativi al primo semestre del 2019: nella provincia di Palermo sono stati registrati 575 casi (contro i 345 dei primi 6 mesi del 2018), al quinto posto nel ranking nazionale; Catania (433 casi contro i 271 del 2018) e’ al sesto posto. Seguono Siracusa (205 casi), Messina (199 casi), Trapani (176 casi) e Agrigento (108 casi), con un boom di episodi tra gli under 40.

“I dati violati rappresentano un problema gravissimo per il settore creditizio – afferma Gabriele Urzi’, segretario provinciale Fabi Palermo e responsabile di salute e sicurezza – con crimini portati a termine a danno di dati di carte di credito e conti correnti. Infatti, correlato al fenomeno del ‘data breach’, e’ quello delle frodi creditizie con furto di identita’ basate sull’utilizzo illecito dei dati personali e finanziari altrui per ottenere un credito che non sara’ mai pagato. Le banche e le assicurazioni, invece di spingere soltanto sul lato della digitalizzazione devono pianificare, con maggiore efficacia, strategie di sicurezza e valutare come proteggere al meglio i dati sensibili del business e dei clienti”. Su privacy e sicurezza non si salvano nemmeno le app bancarie, secondo la Fabi. “Da un recente studio (Immuniweb) sulle prime 100 banche mondiali – conclude Urzi’ – e’ emerso che l’85% per cento delle app non supera il test del Gdpr (General data protection regulation)”. (ANSA)

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