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Home » Chiesa » Assemblea Diocesana in Cattedrale per la consegna del Piano Pastorale 2019-2020.

Assemblea Diocesana in Cattedrale per la consegna del Piano Pastorale 2019-2020.

Redazione Di Diego Acquisto
24 Novembre 2019
in Chiesa, L’angolo di don Diego
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Si  è tenuta ieri pomeriggio in Agrigento l’Assemblea Ecclesiale  Diocesana , sotto la presidenza del Pastore, l’arcivescovo-metropolita card. don Franco Montenegro,  in una Cattedrale gremita in ogni ordine di posti, per la larga rappresentanza di operatori pastorali provenienti da tutte le parrocchie dei 43 Comuni della nostra arcidiocesi, i cui confini, forse l’unico caso in Italia, coincidono perfettamente con quelli della provincia agrigentina.

Non sono andati a vuoto i ripetuti e discreti richiami dell’arcivescovo sul profondo significato ecclesiale dell’evento, anzitutto dal punto di vista comunionale. Per  sottolineare il quale, don Franco aveva per tempo emanato la disposizione  di sospendere in  tutte le parrocchie e rettorie, le celebrazioni della Messa festiva del sabato sera.

Un aspetto questo che è stato  pure richiamato nel corso dei lavori, anche per far crescere ulteriormente anzitutto il cammino di comunione, da considerare come la cosa più importante, anche  sulle tante  pur valide iniziative  pastorali che nei diversi Comuni si realizzano, specie in occasione di  particolari tradizioni .

Intanto c’è pure da dire l’Assemblea ha dovuto subire un cambio dei punti in programma, a causa dell’assenza all’ultimo momento, per un  grave lutto familiare (per il quale si è pure pregato),  della Prof.ssa Anna Pia Viola, docente della Facoltà Teologica di Sicilia, che doveva tenere la  relazione centrale sul tema  “Amare la comunità”.

In sostituzione, pregato dall’arcivescovo, don Rino Lauricella coordinatore del Dipartimento unico della Curia per la Pastorale e la Ministerialità, ha egregiamente tamponato la situazione, facendo anzitutto sintesi, con chiarezza e razionalità, del cammino pastorale percorso negli anni precedenti. Visibilmente appassionato il  ricordo del lavoro svolto, sui temi  di conoscere, abitare, e quindi, quest’anno, amare il territorio,  dimostrando di avere ben chiaro il percorso da compiere e  gli stimoli da proporre.

Ma al di là di tutto,  l’impegno a crescere nella  comunione, vincendo gli ostacoli da mettere in conto; attenti soprattutto a non lasciarsi condizionare dalla nostalgia del passato, anzi guardando con atteggiamento positivo l’attuale contesto culturale.

In quest’ottica strategica, l’icona di Nicodemo, il personaggio evangelico che vive un  travaglio di crescita nel suo rapporto con Gesù, che  lo invita a rinascere.

E quella di Nicodemo è l’icona evangelica che don Franco propone a tutti nella sua Lettera Pastorale 2019-2020, dal titolo “Per una rinascita dall’alto”, ricca di contenuto e stimoli concreti di riflessione.

Come ricorda don Franco, Nicodemo “andò da Gesù di notte” (Gv.3,2), tenendo subito a precisare che nel Vangelo le indicazioni temporali non descrivono solo il tempo, ma la situazione esistenziale, e che “la notte di Nicodemo rappresenta il travaglio interiore che lo fa andare da Gesù, anziché la paura che, al contrario potrebbe paralizzarlo”.

Un’osservazione questa  non secondaria, anche il relazione a certa interpretazione  storiografica che usa il termine “Nicodemismo” per indicare un certo atteggiamento accomodante interessato, per non subire conseguenze devastanti, come per esempio durante il fascismo quando non pochi intellettuali in qualche modo si adeguarono ai decreti del regime, ma  solo superficialmente e  solo per quel tanto necessario.

La notte nel Vangelo comporta decisioni sempre assolutamente importanti e decisive. E la notte  di Nicodemo deve rapportarsi non alla notte di Giuda, ma a quella di Pietro, una lunga notte in cui egli che vive il travaglio del pentimento,  decide di seguire il Maestro, con totale disponibilità di affidarsi a Lui.

Centrale nella Lettera Pastorale l’invito a vivere il travaglio della notte come “opportunità di lasciarsi generare dall’alto”, con il “coraggio di uscire nella notte” per “affrontare la crisi come una situazione che ci provoca disagio, ma che ci mette nelle condizioni di invocare, attendere ed accogliere la salvezza, come dono che ci viene dall’alto”.

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