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Home » Favara » Venerdì Santo a Favara, grande partecipazione per la processione con i riti tradizionali

Venerdì Santo a Favara, grande partecipazione per la processione con i riti tradizionali

Diego Acquisto Di Diego Acquisto
20 Aprile 2019
in Favara, Chiesa, Favara, L’angolo di don Diego
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Ancora quest’anno grande partecipazione popolare ai riti del Venerdì Santo, che come da tradizione vedono  l’attenzione unanime dei favaresi concentrarsi  sul Calvario. Luogo sacro ed emblematico  della città,  anche negli ultimi anni curato, rinnovato e ristrutturato,  a cura della Confraternita; in cui una parte dei Confrati ha alle spalle oltre trent’anni di attività come Comitato e che  adesso inizia inece il ventesimo di vita ed attività come Confraternita.

Autorità, clero e popolo si sono ritrovati massicciamente presenti nei vari momenti della giornata: al mattino per la Via Crucis, iniziata da piazza Cavour,  davanti alle varie artistiche stazioni in ceramica, da qualche giorno appena inaugurate e benedette, per accompagnare al Calvario Gesù Nazareno seguito dall’Addolorata.

Una marea i popolo in preghiera, con i giovani delle varie parrocchie che man mano durante il percorso leggevano le riflessioni, la cui eco attraverso un impianto di filodiffusione arrivava in ogni angolo della città, raggiungendo quindi anche quanti per motivi diversi erano rimasti a casa o sui luogo di lavoro.

E quindi l’arrivo  al Calvario, poco dopo le 13, con un’omelia sulla morte in Croce di Gesù, offerta da Fra Salvatore ofm, che invitava a riflettere su tanti comportamenti spiccioli e concreti nei riguardi di anziani ed ammalati, parenti o anche genitori, che troppo spesso non sono consoni all’amore cristiano.  E quindi, presente quest’anno in forma ufficiale, la sindaca Anna Alba con tanti Assessori e Consiglieri Comunali, l’Arciprete D’Oriente e  tutto il Clero al completo ed una larghissima  rappresentanza di popolo, avveniva da parte del co-parroco dell’Itria, don Giuseppe Cumbo e dello stesso Fra Salvatore, l’esposizione di Cristo in Croce.

Un momento questo ogni anno particolarmente solenne e significativo, in cui si  rinnova l’impegno di un più efficace  cammino ecclesiale di evangelizzazione e di annuncio, per cercare i raggiungere  capillarmente anche quei luoghi della Città in cui più  si avverte l’esigenza di far risuonare i valori evangelici.

La stessa collocazione  del Calvario, al centro geografico della Città,   ha sicuramente in questo senso una sua valenza, così come l’antistante piazza intitolata ad una cittadino illustre. Pensato  da parte degli antenati come punto di riferimento del centro storico con il dedalo di vie, viuzze, vicoli e cortili, il Calvario resta sempre punto di riferimento anche per i nuovi, popolosi quartieri di periferia  in cui Favara si è sviluppata in tutti e quattro  punti cardinali. Per il  resto al grande  valore morale del Calvario come luogo sacro,   sicuramente non risulta stonata l’intitolazione dell’ampia piazza antistante  ad un cittadino illustre come  Antonio Vaccaro, persona colta e sensibile, grande figura di sindaco, animato da vero spirito di servizio,  morto in carica da capitano-eroe proprio durante la prima guerra mondiale e sepolto all’interno della Chiesa Madre.

Così il Calvario dopo l’esposizione di Cristo in Croce, con l’ampia piazza diventata luogo sacro e santuario  a cielo aperto, con un fiume continuo ed ininterrotto di gente che ha compiuto il  viaggio devozionale, rendendo omaggio alla Madonna Addolorata , al Cristo sulla Croce, e nella Cappella sottostante alla venerata statua in pietra di Cristo nel sepolcro in attesa della risurrezione. E questo sino a trada  sera quando c’è stata, ancora  con maggiore partecipazione popolare, dopo una forte omelia offerta dal giovane parroco dell’Itria, don Calogero Lo Bello, (che ha messo, impietosamente e salutarmente, il dito su alcune piaghe del tessuto sociale favarese), la processione del Cristo morto nell’Urna, accompagnato dall’Addolorata sino alla tradizionale “spartenza” a tarda notte.

L’augurio e l’impegno comune con la forza del Risorto, è quello di riuscire  in questa problematica città, a far risuonare nel  cuore e nella mente di tutti un forte   richiamo a volere essere, responsabilmente,  –  (proprio tutti ognuno con i suoi doni e nel suo ruolo) –   pietre  vive di una Città e di una Chiesa  che sono vive.

E ciò in questa Favara in cui, malgrado i limiti e le fragilità evidenti, c’è proprio tanta buona, brava e laboriosa  gente. E dove quindi  sicuramente  non mancano le potenzialità per una vera ripresa, seppellendo però davvero,  del passato tutto quello che ha mortificato la Comunità.

Diego Acquisto

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