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Home » L’angolo di don Diego » A Favara l’opera benefica del barone Mendola deve continuare

A Favara l’opera benefica del barone Mendola deve continuare

16 Giugno 2018
in L’angolo di don Diego
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Nei suoi 80 di vita il barone Antonio Mendola favarese doc, vissuto tra il 1828 ed il1908,  superando fragilità personali, incomprensioni, amarezze e momenti comunque difficili, non abbandonò mai il proposito di fare del bene alla sua città, impegnando a questo scopo i suoi talenti e le sue ricchezze. Uomo di spirito multiforme,  con  una grande e non comune  sensibilità  umana, spirituale, culturale ed etica,  in tempi assai difficili con grande lungimiranza pensò ad alleviare  non solo la povertà materiale, ma anche quella culturale. E ciò sicuramente nella piena  convinzione che la prima è spesso frutto della seconda. Così pensò a costruire  una palazzina che chiamò “Popularis sapientiae  loculus”; cioè un piccolo spazio per la sapienza del popolo;  in pratica  una biblioteca con un ricco patrimonio librario, allora di oltre 15.000 volumi. Per la povertà materiale, un orfanotrofio ed  un asilo per i bambini; un ospizio per vecchi invalidi al lavoro.  Insomma, da disinteressato benefattore, grande attenzione per la classi sociali più deboli.

Per questo ha dato origine alla “Pia Opera” gestita dalle Suore Bocconiste che sino al 2015 ha portato il suo nome, e detta più comunemente Opera del Boccone del Povero.  Sappiamo quello che è avvenuto anche con  le trasformazioni  giuridiche avvenute nella struttura nel corso egli anni, trasformata in  IPAB, cioè Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza, regolamentata dalle varie leggi.

Negli ultimi anni i tanti problemi  si sono presentati ,  con  interrogativi di vario genere, creando  anche qualche  polverone, che non è stato diradato e che  forse ha solo complicato le cose. La conseguenza è stata l’abbandono dei locali da parte delle Suore, il congedo di tutti gli ospiti e la nomina di un Commissario straordinario, che  invano ha cercato un’altra famiglia  religiosa o un altro Ente  per gestire i locali , secondo  le finalità di cui al lascito del  Grande Benefattore. Falliti tutti i tentativi c’è stata l’estinzione  per legge   della “Pia Opera Barone Mendola”, da parte del Commissario straordinario, nominato dall’Assessore regionale famiglia-politiche sociali e  lavoro,  che  già il 7 dicembre del 2016 con proprio decreto  aveva anche dichiarato decaduto il Consiglio di Amministrazione dell’Opera Pia.

Così  tutti  beni dell’Opera sono passati all’Amministrazione Comunale che deve pensare ad un nuovo modello gestionale per servizi alla collettività favarese in rapporto alle nuove emergenze e problematiche della  tessuto sociale di oggi,  e sempre secondo le finalità del Barone Mendola, che – come abbiamo detto – sicuramente voleva in ogni modo aggredire la povertà culturale e materiale del popolo favarese.

Ed è proprio di queste ore  la notizia che   l’Amministrazione Comunale, con delibera della Sindaca pentastellata ANNA ALBA, come primo atto per l’utilizzazione dei locali   in questa precisa direzione, con una Determina  ufficiale firmata in data 12 giugno u.s, e resa nota ieri, ha destinato parte dei locali, per creare un laboratorio di recitazione e per stimolare aggregazione e socializzazione, secondo le esigenze, i bisogni e le particolari sensibilità che il  territorio favarese esprime in questo periodo.

L’onere di questo impegno, da  portare avanti a “titolo gratuito” – come  espressamente detto nella Determina –  è stato affidato a due persone, Lillo Montaperto e Giuseppe Cioppino Crapanzano.

Rispettivamente con l’incarico di presidente il primo  e di direttore artistico  il secondo. Si tratta di  due persone, impegnate da tempo nel volontariato sociale, ed  entrambe navigate ed esperte in diversi campi, con attitudine e passione  particolare nel settore artistico-teatrale-culturale, in cui hanno maturato una  prolungata esperienza, notoriamente apprezzata .

Una scelta perciò  che da non pochi a Favara  viene giudicata proprio felice e che fa proprio ben sperare.

Così anche se con un certo ritardo –  (sicuramente dovuto, oltre che alla necessità di riflettere per la scelta sul da farsi e delle persone a cui affidarsi,  soprattutto forse ad intoppi burocratici che in Italia non mancano mai !) – l’Amministrazione ALBA   ha dato  una prima risposta  all’apprensione  che a Favara  aveva suscitato la notizia della definitiva scomparsa del “Boccone del Povero”, mentre  aumentano tante nuove forme di povertà.

Diego Acquisto

 

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