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Home » L’angolo di don Diego » Per un Governo del fare…ma non come in Sicilia !

Per un Governo del fare…ma non come in Sicilia !

4 Aprile 2018
in L’angolo di don Diego
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Per un Governo del fare…ma non come in Sicilia !

 D’accordo sul fare, perché i cittadini sono stufi e stanchi di sentire parole, e quindi bisogna passare ai fatti come giustamente ha più volte ribadito e continua a ribadire ancora  l’on Luigi Di Maio, leader nazionale  del Movimento 5-Stelle.  Che forte del consenso personale  ricevuto da oltre il 32 per cento degli italiani,  proprio per potere passare finalmente al “fare”, rivendica  a buon  diritto la guida del nuovo Governo, dopo le elezioni del 4 marzo u.s.

Ed  i fatti che si attendono i cittadini e di cui parla l’on. Di Maio sono quelli che riguardano i tagli agli sprechi di denaro pubblico, la riduzione sensibile  se non la totale eliminazione dei privilegi o cosiddetti diritti acquisiti dalla casta, la lotta vera alla povertà, una politica efficace per  rilanciare il lavoro e l’occupazione, eliminando tutte quelle forme  di schiavitù più o meno legittimamente causate dall’abolizione dell’art. 18 e dall’entrata in vigore del cosiddetto  Jobs Act. Che –  per chi non lo sapesse – è quella riforma del diritto del lavoro, promossa ed attuata in Italia dal governo Renzi, attraverso l’emanazione di diversi provvedimenti legislativi varati tra il 2014 ed  il 2015. Una riforma che non ha prodotto affatto quei benefici tanto a parole ipotizzati e poi declamati come già in atto.

I cittadini non si attendono però  nemmeno quei fatti che, per esempio, pare proprio che si stiano nel silenzio e col tacito consenso di tutti, compreso il Movimento 5-Stelle siciliano. Forse all’insaputa – ci piace pensare – dell’on. Di Maio, qui in Sicilia, alla Regione,  dove per la prima volta, con le ultime elezioni i consiglieri che però da noi hanno il privilegio legale  di chiamarsi deputati ed onorevoli, da 90 sono passati a 70.

Ma ciò nonostante i  Magistrati contabili – proprio in queste ore –  sono impegnati a capire come possa essere possibile che, a fronte  della diminuzione del numero dei deputati  da 90 a 70,  stiano crescendo le assunzioni, e che perciò sembra proprio essere in corso una vera e propria guerra fra deputati dei vari schieramenti per accaparrarsi il maggior numero di assunzioni, nel rispetto formale  di alcune leggi. Meglio forse disposizioni interne  come  vengono interpretate .

Insomma a sentire queste notizie viene subito spontaneo da rilevare  che  la giungla politico-clientelare e retributiva in Sicilia , nuovamente  si è messa  subito in moto per aggravare la già disastrata situazione siciliana. Con la partecipazione e nel silenzio di tutti proprio tutti o quasi tutti i Partiti Politici ,  nella continuità della logica delle precedente gestione crocettiana, che in contraddizione col nome ha lasciato una croce non leggera, ma abbastanza pesante sul popolo siciliano.

 E diciamo quasi tutti, perché  qualche eccezione che ci auguriamo  possa fare riflettere  fortunatamente c’è stata.

 E mentre  desta qualche sorpresa il silenzio che ancora non è stato rotto dal Presidente Musumeci, ci corre l’obbligo invece di  registrare che ottiene tanto  consenso dall’opinione pubblica, la  chiara e netta presa di posizione   dell’on. Margherita La Rocca Ruvolo, che lo scorso 27 marzo si è improvvisamente  dimessa da capogruppo dell’UDC.

 Il motivo lo ha spiegato subito dopo la Pasqua:  “Perché – dice – non volevo  che il mio Partito firmasse  il via libera  ai contratti per l’assunzione  di collaboratori esterni di cui non c’è bisogno….non me la sono sentita”.

 Infatti ha pure dichiarato la stessa  onorevole :  “Nel gruppo UDC siamo in 5. Ognuno dei miei colleghi proponeva di fare  2 contratti a figure da  loro individuate. Con questa media  rischiavamo di fare 10 assunzioni. In più abbiamo 8 stabilizzati ….avremmo  finito per avere 18  precari per 5 deputati….non me la sono sentita”.

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