LICATA. Al Comune di Licata saranno trasferiti altri 117 immobili, tra terreni e appartamenti, confiscati alla mafia che andranno ad arricchire il patrimonio indisponibile dell’ente. Strutture che potranno essere poi utilizzate per finalità istituzionali (ad esempio, per emergenza abitativa, parcheggi, scuole, sede uffici comunali, canili) o scopi sociali (aree destinate a verde pubblico, centro per attività sportive, centro per minori, per tossicodipendenti, per anziani, parco giochi, sede di associazioni)”.
“Negli ultimi tre anni – secondo le informazioni in possesso dell’associazione A testa alta, spiega il presidente Antonino Catania – i beni definitivamente confiscati alla criminalità organizzata nel territorio di Licata sono aumentati in modo vertiginoso, passando da 12 a 129. A questo “tesoretto”, che attende di essere restituito alla cittadinanza, devono aggiungersi 9 aziende anch’esse oggetto di provvedimenti ablatori devolute al patrimonio dello Stato e che potrebbero essere destinate alla vendita, all’affitto a società, imprese pubbliche o private ovvero concesse, a titolo gratuito, a cooperative di lavoratori; i dati dimostrano, però, che un’ampia percentuale delle aziende confiscate ha come destinazione finale la liquidazione”. L’associazione A testa alta si sta adoperando per sensibilizzare la cittadinanza sul tema dei beni confiscati e per denunciare lo stato di abbandono in cui si trovano da troppo tempo questi beni a Licata e, in genere, in provincia di Agrigento. Per accelerare l’iter procedurale di destinazione, consentendo così che le ricchezze sottratte alla mafia possano essere al più presto utilizzate a beneficio del territorio, l’associazione A testa alta chiede al Comune di formulare al più presto una manifestazione d’interesse ad acquisire al patrimonio questi beni per finalità istituzionali o sociali. La normativa prevede che gli Enti possano amministrare direttamente il bene o, sulla base di un’apposita convenzione, assegnarlo in concessione – a titolo gratuito e nel rispetto del regolamento comunale e quindi dei principî di trasparenza, adeguata pubblicità e parità di trattamento – anche a terzi, con l’onere di trasformarli in luoghi di lavoro, di formazione, di cultura, di accoglienza e servizio per le persone più disagiate. “La gestione dei beni confiscati a Licata – dice l’associazione A testa alta – ha lasciato molto a desiderare e, non di rado, è stata veramente scandalosa, con risvolti anche penali. Diverse le indagini in corso da parte della Magistratura. Basti pensare ai casi denunciati da A testa alta nel proprio documentario “Confiscati e abbandonati: un terreno destinato a vivaio di piante veniva utilizzato dallo stesso Comune come discarica di rifiuti e per il seppellimento di carcasse di cani ed equini; un intero edificio, in parte ristrutturato con fondi regionali, lasciato nel più assoluto degrado e alla mercé di chiunque”. Ma l’associazione è convinta che la città, una delle pochissime in provincia di Agrigento a dotarsi di un regolamento comunale per l’affidamento a terzi degli immobili confiscati, sia pronta per cambiare rotta e in grado di puntare su un riutilizzo efficace”.
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