AGRIGENTO. Si terrà il 13 aprile alle 10,30 il Consiglio comunale straordinario per discutere della situazione del Consorzio universitario agrigentino, alla luce degli ultimi “tagli” di corsi di laurea operati dall’Ateneo di Palermo. La Conferenza dei Capigruppo del Palazzo dei Giganti, aveva infatti stabilito di far convocare alla presidente, Daniela Catalano, un Consiglio comunale aperto dedicato “esclusivamente” alla situazione in cui versa il Consorzio Universitario scegliendo la data del 5 aprile.
Una scelta “unilaterale” che avrebbe dato l’input agli ospiti da invitare, cioè il presidente del Consorzio universitario, Pietro Busetta, il Rettore dell’Ateneo di Palermo, Fabrizio Micari, oltre ai componenti del consiglio di amministrazione di UniPa e l’assessore regionale all’Istruzione e formazione, Roberto Lagalla per poter partecipare. Una volta contattati gli invitati è stato deciso di far slittare la data di una settimana, quindi per venerdì 13 aprile alle 10,30. “Il 23 gennaio scorso – dice il consigliere Pietro Vitellaro – tramite Pec, ho chiesto la convocazione di un Consiglio comunale aperto al presidente del Consorzio Universitario. Visti i recenti sviluppi ho chiesto un’accelerazione della procedura”. Molto presto potrebbe chiudere i battenti l’unico corso di laurea in Beni culturali e archeologia. Gli uffici dell’Università di Palermo hanno tagliato quello che si poteva tagliare: prima Architettura, poi il corso di laurea in Giurisprudenza e adesso sono agli sgoccioli anche gli ultimi corsi ancora aperti. Il Cua ha un contenzioso con l’ateneo da 12 milioni di euro per mancati versamenti dal 2008 ad oggi. Un debito altissimo che rischia seriamente di interrompere il rapporto tra Palermo e Agrigento, tanto da dover costringere a chiudere dal prossimo settembre il corso in Archeologia. A dicembre del 2017, il Cua ha perso pure il sostegno dei Comuni di Sciacca e Ribera, che avevano legato il proprio nome alla possibilità di sfruttare la vocazione turistica dell’Agrigentino. E così, il consorzio è rimasto solo ad affrontare una crisi che va avanti da anni. “Se l’Università di Palermo ha deciso di disimpegnarsi dal Polo di Agrigento – dice il vice presidente del Cua, Giovanni Di Maida – è solo un scelta di cui prendiamo atto. Sono state chiuse facoltà importanti e si pensa ad accentrare a Palermo altri corsi. Sono state decisioni prese in autonomia dal rettore e dall’Ateneo. Con Palermo c’è un contenzioso che va avanti da tempo e loro hanno fatto le scelte che hanno ritenuto opportuno fare A noi del Polo di Agrigento – aggiunge Di Maida – dispiace assistere a questo depauperamento, ma dall’altra parte non possiamo stare fermi ed assistere alla morte dell’università nella nostra città”.
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