700 mila euro a testa: è quanto ammonta il risarcimento dello Stato nei confronti delle figlie di una donna agrigentina morta di epatite C a causa di una trasfusione di sangue infetto.
A deciderlo la Corte di Appello di Palermo che ha accolto le difese degli avvocati delle figlie, Angelo Farruggia e Annalisa Russello, confermando la sentenza di primo grado e secondo cui “lo Stato è tenuto a pagare, poiché ha violato il dovere istituzionale di controllo nell’attività in materia di raccolta, distribuzione e somministrazione di sangue. Controlli, che se effettuati, con probabilità avrebbero impedito il contagio”.
La donna, nel 1989, a 47 anni, era stata sottoposta ad una trasfusione di sangue, appunto, infetto da virus dell’Epatite C, presso un ospedale di Firenze. Poi, nel corso degli anni, si era sviluppato un tumore al fegato come conseguenza del virus. Tumore, che l’ha portata al decesso.
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