La storia del Giornale di Sicilia cambia e lo fa provando a mettersi al passo con i tempi, per proiettarsi verso il futuro. E per riuscirvi si divide in quattro, tante quante sono le edizioni che vengono pubblicate ogni giorno: Palermo, Trapani, Agrigento e Sicilia Orientale. Ciascuna con una caratteristica unica, la territorialità.
L’evento ad Agrigento si è tenuto nello splendido scenario del Giardino della Kolimbetra. Tra gli ospiti il Prefetto Nicola Diomede, il Sindaco di Agrigento Calogero Firetto, il regista Michele Guardì, il presidente della Camera di Commercio Vittorio Messina.
«Nessuna storia è tale se non ha dietro un’altra storia – ha spiegato in apertura Marco Romano – e noi abbiamo alle nostre spalle 157 anni e 50 mila prime pagine. Non siamo romantici, conosciamo la crisi ed i nuovi media. In 10 anni la contrazione c’è stata ed ha riguardato tutti. Il giornale che oggi è in edicola, però, è diverso. Non racconta ma spiega, non si accontenta di illustrare ma analizza, non vuole solo narrare ma approfondisce». Ed ha ricordato come sia sempre più consolidata la valenza specifica della fotografia e del colore, adesso molto più presente sul cartaceo rispetto al passato. «Il giornale prima di farsi leggere si deve fare guardare – ribadisce Romano -. E poi il linguaggio deve essere più contemporaneo».
Trapani e la sua provincia rappresentano un punto fermo del Giornale di Sicilia. «A Trapani ogni giorno dedichiamo almeno 8 pagine di cronaca – continua il vicedirettore responsabile -, perché alle pagine standard si aggiungono le tante notizie di Trapani che finiscono nella parte comune a tutte le edizioni siciliane. Il territorio è importante, così come i vari Comuni tra Marsala, Mazara, San Vito, Alcamo e tutti gli altri».
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