Auguri a don Franco per i due anni con la berretta cardinalizia
DIEGO ACQUISTO
Auguri a don Franco per i due anni con la berretta cardinalizia
Sono passati due anni da quello che in questa nostra testata giornalistica abbiamo definito un annuncio storico con esplosione di gioia per la comunità ecclesiale e civile agrigentina, per la nomina del nostro don Franco Montenegro a cardinale.
Esattamente due anni fa, nel concistoro del 14 febbraio don Franco, nella basilica di S. Pietro in Vaticano, circondato da una folta rappresentanza di fedeli agrigentini, assieme ad altri 14 nuovi porporati, ha ricevuto da Papa Francesco, la berretta cardinalizia.
La direzione di Agrigento Oggi, proprio ieri, impegnata nel consueto lavoro di informazione, non trascurava comunque di ricordare questa ricorrenza, a suo tempo seguita direttamente di persona, a Roma ed in Vaticano, con particolare attenzione ed interesse, pubblicando anche numerose fotografie dello storico evento, con grande soddisfazione dei nostri numerosi lettori.
E quindi, mentre ieri si lavorava, l’osservazione più semplice in redazione: “Don Franco, due anni con la berretta cardinalizia” ; una battuta che nella sua ovvietà faceva comunque in qualche modo rivivere quei momenti di gioia, allora anche con qualche venatura di tristezza per la possibilità, non priva di fondamento, di perdere don Franco, essendo, – si pensava allora – la sede agrigentina non cardinalizia, ma solo arcivescovile-metropolitana e solo da appena tre lustri.
Una preoccupazione, – dobbiamo riconoscerlo – frutto di una nostra certa “discutibile” cultura, che fortunatamente si rivelava via via infondata, dato il “modus operandi” più evangelico di Papa Francesco, di guardare più alle persone ed alle periferie, che al prestigio storico delle sedi.
Così, seguendo il nuovo stile pastorale profondamente innovativo di Papa Francesco, è apparso via via sempre più chiaro che, malgrado i nuovi e gravosi impegni del nuovo servizio cardinalizio, don Franco Montenegro sarebbe rimasto con noi a Agrigento, con profonda soddisfazione generale dei fedeli.
E l’invito allo scrivente, da parte del direttore Vecchio a ricordare, anche brevemente, la gioia di questo biennio cardinalizio, è giunto nel momento in cui giungeva sotto i suoi occhi il “Documento-base per il ripensamento della presenza e dell’azione delle parrocchie nel territorio dell’Arcidiocesi agrigentina”.
Un recentissimo documento fondamentale ed atteso, elaborato dagli organismi collegiali di corresponsabilità pastorale, ufficialmente presentato dal Pastore, card. don Franco Montenegro. Il quale in un significativo passaggio dice: “Abbiamo bisogno di guardare lontano, ma per far questo dobbiamo avere il coraggio di ripensare l’esistente, superando il rischio di restare ancorati a certe consuetudini che oggi, in un contesto profondamente rinnovato e in continuo cambiamento, potrebbero essere inefficaci se non, addirittura, controproducenti”.
Bastano queste poche righe per coglier la sensibilità del Pastore della Chiesa Agrigentina, tanto vicina a quella a cui ci sta abituando Papa Francesco .
E ancora, don Franco dopo avere accennato alla necessità di superare un certo impianto catechetico tradizionale per la semplice preparazione ai sacramenti, con uno sforzo vero ed audace di vera e propria evangelizzazione, il tocco magistrale alla concretezza della situazione socio-pastorale agrigentina di oggi cioè “. I nuovi problemi delle persone e delle famiglie – dalla disoccupazione al precariato, dalla devianza giovanile all’abbandono degli anziani, dal disorientamento sui modelli educativi alla diffusione di concezioni alternative dell’identità personale e delle relazioni familiari – unendosi ai problemi di sempre – dalla mentalità mafiosa alla cultura dell’illegalità, dell’usura e della violenza – impongono un maggiore impegno nella formazione della coscienza personale e collettiva e nel servizio della carità in tutte le sue forme. A tutto questo si aggiunge l’esigenza di rivedere la distribuzione delle parrocchie nel territorio e l’articolazione dei ministeri e dei servizi all’interno delle comunità”.
Una concretezza questa di don Franco, – al quale auguriamo di cuore buon lavoro – come quella palesata nell’indimenticabile omelia del Venerdì Santo 2015, di fronte alle massime Autorità della provincia, quando mise impietosamente il dito su tantissime piaghe. Come ad esempio sul problema dell’accoglienza agli immigrati, chiedendosi con tono quasi naif: …. “…come mai mentre molte imprese e attività commerciali sono costrette a chiudere i battenti, c’è invece una corsa disperata verso la costituzione di imprese sociali e l’apertura di case famiglia, meglio se per minori non accompagnati? ….”.
O ancora quando, sempre nello stesso contesto, ha invitato ad allargare lo sguardo più in generale, parlando dei lavoratori agrigentini sfruttati che …. “non sempre vedono riconosciuti i loro diritti anzi devono, in silenzio, accontentarsi di un ingiusto salario, oltre che firmare una busta-paga che non corrispondente all’effettivo pagamento…”.
Diego Acquisto
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