Blitz “Stipendi spezzati”, “Mi dissero o accetti o vai via, tanto ci sono altre persone disposte a lavorare 50 ore per 650 euro”.
I vertici della coperativa “Cooperativa sociale Suami onlus” facendo leva sul bisogno di occupazione del territorio agrigentino assumevano dipendenti imponendo loro di firmare un contratto, che poi veniva disatteso con stipendi dimezzati.
I dipendenti, pur di lavorare, erano costretti ad accettare di percepire una retribuzione effettiva assai inferiore ai minimi contrattuali (pari circa 50%), sottoscrivendo buste paga attestanti la corresponsione di somme maggiori rispetto a quelle effettivamente ricevute: fino all’anno 2012 lo stipendio, decurtato nella misura imposta dal datore di lavoro, veniva corrisposto con denaro contante; a far data dal 2012, al fine della pre-costituzione di una prova documentale dell’integra dazione della retribuzione formalmente prevista, veniva imposta al dipendente l’apertura di un rapporto bancario – conto corrente bancario, ovvero carta prepagata ricaricabile – con la prescrizione di consegnare la carta bancomat ed il relativo codice pin a Salvatore Lupo, già amministratore unico della “Cooperativa sociale Suami – onlus”, o ad altro associato, in modo da consentire loro di procedere all’accredito dell’intera somma indicata in busta paga e provvedere al successivo prelevamento del denaro contante ed alla dazione al lavoratore della minor somma statuita.
Questi particolari, sono mersi dell’inchiesta sulla “Suami società cooperativa sociale – onlus”, già coinvolta nel gennaio di due anni fa in una inchiesta denominata “Catene spezzate” che aveva bloccato un’attività illegale fatta di violenze ai danni degli ospiti (spesso con disagio) della comunità.