Verso la Pasqua con rinnovata speranza di cambiamento
Il desiderio di cambiamento lo si avverte anche nell’aria che si respira in Italia in questi giorni, mentre da pulpiti e posizioni culturali diverse, non mancano chiari messaggi di fiduciosa speranza.
Intanto la Pasqua, festa di risurrezione e di vita, è ormai vicinissima, avendo iniziato ieri con la domenica delle Palme, quella che per il mondo cristiano è la Grande Settimana dell’Anno o Settimana Santa.
Desiderio di cambiamento con un nuovo clima in campo socio-politico-ecclesiale, grazie anche e forse soprattutto al contributo non indifferente di Papa Francesco.
Il quale proprio ieri, per esempio, durante la Messa delle Palme con il suo solito linguaggio franco, pungente ed incisivo ha levato ancora la sua voce contro chi in ogni modo diffonde la cultura dell’odio, spesso anche seminato con “intrighi e calunnie”, nella logica di il proprio io e la propria parte e “mettere a tacere le voci dissonanti”.
Un’omelia quella di ieri del Pontefice, dedicata principalmente ai giovani, denunciando il tentativo di farli tacere, così come ai tempi di Gesù quando i farisei se la presero con Lui, chiedendoGli di calmarli e farli stare zitti.
“Ci sono molti modi per rendere i giovani silenziosi e invisibili – ha tenuto a sottolineare Papa Begoglio -…molti modi di anestetizzarli e addormentarli …molti modi di farli stare tranquilli perché non si coinvolgano e i loro sogni perdano quota e diventino fantasticherie rasoterra, meschine, tristi”. Ma Dio – ha concluso- “ci fa bene ascoltare la risposta di Gesù ai farisei di ieri e di tutti i tempi”.
E cioè “Se questi (cioè i giovani ndr) taceranno, grideranno le pietre”.
Ed in questi giorni forse anche le pietre, con sorpresa, hanno pure parlato. Difficile infatti non pensare contestualmente a quello del Papa ad altri messaggi lanciati da altri pulpiti, che magari, leggendo obiettivamente la realtà, hanno palesemente significato forte autocritica anche per il proprio operato, dato che si è stati dalla stessa parte a condividere quella stessa musica, adesso giudicata nefasta.
Così da chi non ce lo saremmo aspettato abbiamo sentito che il voto del 4 marzo u.s. “ha travolto certezze e aspettative di forze politiche radicate da tempo nell’assetto istituzionale e di governo del Paese…messo in questione tradizioni, …una vera e propria rottura rispetto al passato”.
Non solo, anche l’analisi spietata che da molti, già a tempo era ritenuta oggettiva. E perciò, proprio per questo “poco aveva convinto l’auto-esaltazione dei risultati ottenuti negli ultimi anni da governi e da partiti di maggioranza”. E quindi “la contestazione che è scaturita da forti motivi sociali: disuguaglianze, ingiustizie, impoverimenti e arretramenti nella condizione di vasti ceti, comprendenti famiglie del popolo e della classe media”.
Da un altro pulpito, poche ore dopo, un altro messaggio ancora di rinnovamento col proposito di rilanciare la centralità del Parlamento pur in un contesto in cui “il rapporto tra potere legislativo e potere esecutivo continua a essere caratterizzato dall’abuso di strumenti che dovrebbero essere residuali e ,…. poteri e competenze sono spesso trasferiti in altre sedi decisionali”.
E quindi il conseguente fermo proposito di “difendere il Parlamento da chi cerca di influenzarne i tempi e le scelte a proprio vantaggio personale”.
Si tratta di messaggi di vero rinnovamento provenienti da cattedre e persone diverse, per spiritualità, cultura, e formazione. Persone che comunque in atto rivestono ruoli apicali di rilevante importanza.
Il clima pasquale sicuramente favorisce tutto questo e perciò ci si augura che, gradualmente e al più presto, possano essere tradotti in pratica, con benefici concreti e verificabili sul tessuto sociale già molto provato.
Diego Acquisto
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