L’illustre fotografo Tano Siracusa racconta ai ragazzi del Liceo Classico cosa vuol dire, per lui, fotografare e documentare il mondo che ci circonda.
Nella giornata del 15 Settembre le classi III B e III E del Liceo Classico “Empedocle” hanno incontrato il fotografo di fama internazionale Tano Siracusa. L’iniziativa ha suscitato interesse e grande emozione nei ragazzi. L’incontro ha avuto infatti dei risvolti inaspettati e suggestivi, che hanno ispirato profonde riflessioni. L’illustre ospite, presentandosi agli studenti non si è definito “un fotografo professionista”, ma una persona che si è avvicinata al mondo della fotografia, anche in età adulta, per l’interesse nel “guardare” la realtà e proprio dal concetto di osservazione della realtà parte la riflessione proposta ai ragazzi. La fotografia può trasmettere una visione astratta della realtà, limitata ad un solo attimo, incompleta, perché priva del movimento, della dimensione temporale, caratteristica, quest’ultima imprescindibile dalla nostra esistenza. Una visione mimetica del mondo che ci circonda, può essere invece fornita da un immagine in movimento, da una clip, da un documentario. La vividezza e la naturalezza della realtà può essere colta solamente ascoltando i suoni che un luogo può trasmettere, è colui che si pone dietro la videocamera che poi decide di dare una propria interpretazione a ciò che ha potuto osservare inserendo opportunamente musiche e combinando le immagini secondo esperienza.
Durante l’incontro Tano Siracusa ha mostrato due dei suoi magnifici lavori e proprio dalla visione di questi reportages è sorta la curiosità che ha dato vita in seguito all’intervista:
“In classe abbiamo visto due suoi reportages, uno ambientato ad Agrigento e l’altro nel centro di Napoli. Da entrambi emerge una realtà, almeno dal mio punto di vista, malinconica, carica di tristezza. Napoli per esempio appare come una città, sì viva e in movimento, ma allo stesso tempo “fantasma”, priva di speranza. E’ questa la sua visione della realtà o è soltanto un aspetto che io ho potuto cogliere?”
“Raramente ciò che voglio mostrare con i miei lavori corrisponde a ciò che poi vedono gli altri, […] perché il linguaggio iconico, è evidente, apre a un ventaglio di diverse possibili interpretazioni. La mia immagine di Napoli, che è anche quella che ho cercato di veicolare nel mio video è quella di una città dalla grande energia. Riguardo a questa città ci confrontiamo spesso con molti stereotipi: “Napoli come camorra”, Napoli come Scampia”, e anche parlando di Scampia, ne esiste un’altra diversa da quella della criminalità, Scampia è infatti uno straordinario laboratorio culturale per Napoli. Tu hai percepito questo aspetto malinconico di Napoli, che sicuramente è presente nel video, ma c’è anche altro. Del resto, chi produce questo tipo di immagini sa già in partenza che difficilmente ciò che vuole esprimere sarà percepito allo stesso modo da chi lo osserverà”.
E’ chiaro che ogni individuo, osservando la realtà che lo circonda e rielaborando le informazioni ricevute, dia una propria interpretazione diversa da ogni altro e applichi un personale criterio di giudizio, come d’altronde lo stesso Pirandello ha affermato nella sua mirabile opera letteraria.
Federica Farruggia – Simone Zambuto
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