C’è anche l’empedoclino James Burgio, attualmente detenuto nel carcere di Augusta, tra le 5 persone raggiunte da ordinanze di custodia cautelare, accusate di corruzione e commercio illecito di sostanze stupefacenti. L’operazione denominata “Mobile phones in cell” è stata coordinata dalla Procura di Palermo. Secondo l’accusa nel carcere “Ucciardone” di Palermo entravano droga e mini telefonini.
Il Gip ha firmato i provvedimenti di custodia cautelare in carcere nei confronti dell’agente di polizia penitenziaria Giuseppe Scafidi, del detenuto Fabrizio Tre Re, della moglie Teresa Altieri, di Rosario Di Fiore e appunto per James Burgio, indicati i “fornitori.
Giuseppe Scafidi, Fabrizio Tre Re, Teresa Altieri e Rosario Di Fiore devono rispondere di corruzione; Tre Re e Burgio sono indagati anche per commercio illecito di sostanze stupefacenti.
Secondo le indagini Giuseppe Scafidi, agente di polizia Penitenziaria sospeso dal servizio, in forza alla Casa circondariale “Ucciardone”, avrebbe accettato somme di denaro per introdurre uno smartphone e due miniphone all’interno della struttura carceraria, destinati al detenuto Fabrizio Tre Re, condannato con sentenza della Corte di Appello per l’omicidio di Andrea Cusimano, avvenuto al mercato del Capo di Palemro, nell’agosto del 2017. Scafidi avrebbe ricevuto la somma di 500 euro da Teresa Altieri, moglie di Tre Re, avvalendosi della mediazione di Rosario Di Fiore.
La consegna dei telefonini al detenuto fu sventata grazie all’intervento del servizio investigativo della polizia penitenziaria che sequestrò gli apparecchi. Le indagini hanno consentito di documentare alcuni episodi in cui telefonini illecitamente introdotti in carcere sono stati utilizzati dai detenuti per la vendita di droga. Di uno di questi episodi si è reso responsabile lo stesso Tre Re che ha trattato telefonicamente con James Burgio, detenuto nel carcere di Augusta, la vendita a dei complici in libertà di una partita di circa 5 chili di droga.
James Burgio sta scontando una condanna per un tentato omicidio avvenuto nell’estate 2018 al porto di Porto Empedocle, il cui processo d’Appello è in corso di svolgimento. Lo stesso è stato poi catturato nel marzo 2019 dalla Dia di Agrigento, nella maxi operazione denominata “Kerkent”, che ha smantellato la famiglia mafiosa, capeggiata dal boss Antonio Massimino, di cui Burgio sarebbe stato un fedelissimo.
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