C’è chi chiede di tornare a parlare del delitto “particolare” di Giarre. Un delitto di oltre 40 anni fa, con tanti “interrogativi” ancora insoluti, come scrive in un articolo di prima pagina, di qualche giorno fa “L’Osservatore Romano”, che parla di “Quarant’anni di interrogativi insoluti”. Chiara quindi la richiesta che se ne torni a parlare, mentre tutta la vicenda sarà oggetto di una ricostruzione storica dei fatti, ad opera di Francesco Lepore, scrittore e giornalista, che ha svolto un’accurata inchiesta confluita nel libro “Il delitto di Giarre”, oggetto adesso di una trasmissione di 90 minuti su Sky, per raccontare quattro decadi di interrogativi rimasti senza una plausibile risposta.
Delitto “particolare” questo di Giarre, gradevole cittadina tra Catania e Taormina, perché riguarda una coppia di omosessuali: Giorgio e Toni.
Due giovani di Giarre, provenienti da due famiglie rispettabili, Giammona e Galatola trovati nelle campagne della loro città, esanimi, uno accanto all’altro, quasi abbracciati, a fine ottobre 1980. Due giovani omosessuali conosciuti da tutti in paese. E ci viene subito da osservare: “Come potevano passare inosservati nella Sicilia degli anni Ottanta e specialmente in un piccolo Comune come Giarre due fidanzati o, – come si diceva in gergo locale – due “ziti”?Giorgio Giammona era maggiorenne, mentre Tony Galatola, minorenne, . Un delitto inquietante, perché l’omosessualità, come pare chiaramente di capire, era giudicata dalle famiglie interessate, ed anche a raggio più generale nella cittadina di Giarre (ma non solo!), un fatto infamante per un’intera comunità.
Come scrive “L’Osservatore Romano”, “la loro morte, inizialmente bollata come omicidio/suicidio poi come assassinio per mano di un tredicenne, perciò non punibile, per molti fu una liberazione”. Il tredicenne Francesco Messina, prima confessò il delitto, poi ritrattò, poi di nuovo confessò. Il caso si chiuse con questo baby-killer reo confesso, senza nessun esame balistico sull’arma del delitto, come sarebbe stato necessario e comunque nell’insieme con tanta, tanta fretta.
Ecco il titolo de L’Osservatore Romano: “Quarant’anni di interrogativi insoluti” a cui cercherà di dare, in qualche modo, risposta il docu-film in onda su Sky, “ 90 minuti per raccontare quattro decadi di interrogativi insoluti”.
Contro questa mentalità di radicale avversione sociale verso gli omosessuali, con tutta la conseguente carica di disprezzo, purtroppo dovunque assai diffusa, nel corso degli anni, soprattutto nell’ultimo cinquantennio, qualche parola di rispetto e chiarezza è venuta dalla Chiesa. A parte le diverse prese di posizioni di Papa Francesco, che hanno turbato non pochi pensanti, che si ergono a tutori di chissà quale sano rodine sociale, ricordiamo che negli ultimi cinquant’anni, man mano che la problematica si poneva, la Chiesa ufficiale non ha mancato di farsi sentire. Cosi, laCongregazione per la dottrina della fedenel 1976, la quale, dopo aver distinto tra omosessuali la cui tendenza […] è transitoria e omosessuali […] di istinto innato o di costituzione patologica, giudicata incurabile, ha detto che per questi ultimi : “La loro colpevolezza sarà giudicata con prudenza; anche se non può essere usato alcun metodo pastorale che accordi loro una giustificazione morale. Perché, “secondo l’ordine morale oggettivo, le relazioni omosessuali sono atti privi della loro regola essenziale e indispensabile”.
E per arrivare ai nostri giorni, diciamo che la posizione dalla Chiesa cattolica è attenta, anzi molto attenta alle discriminazioni subite dagli omosessuali, e “condanna fermamente qualsiasi atto o espressione malevola nei suoi confronti”.
Altro quindi, che approvazione della mentalità popo lare che ha portato al delitto di Giarre! Dove anzi risulta storicamente che solo il cappuccino padre Diego Sorbello, parroco dei due assassinati, che all’omelia del funerale ha parlati dei due a cui: “…. è stata preclusa un’infanzia serena”. Non solo ! perché è sempre questo Parroco, massima espressione nel luogo dell’Autorità della Chiesa, che ha voluto successivamente sempre ricordare che i funerali dei due giovani, sono statti celebrati separatamente come separate sono state le tombe e le lapidi recanti date differenti. Quest’ ultimo…un gesto delle famiglie per dissociarli. Mentre , sempre P. Diego Sorbello, ha tenuto testualmente a precisare: “ Da parte mia c’è stato il tentativo di farli insieme i funerali. Proposi la riconciliazione delle famiglie. Raccomandai di non insistere molto sulla diversità, ma di rispettarla». Purtroppo, prevalsero invece i sospetti, il rancore, le contrapposizioni.