Il primo episodio della miniserie è andato in onda ieri sera su RaiUno. Una nuova serie televisiva (che dovrebbe soppiantare nelle intenzioni, l’intramontabile Commissario Montalbano) che prende il nome da una stupenda location trapanese che si chiama Macari. “Màkari”è invece il nome della fiction tratta dai “gialli” di Gaetano Savatteri da Racalmuto, con protagonista Claudio Gioè nei panni del giornalista senza lavoro – scrittore e investigatore per caso, Saverio Lamanna. Una produzione (il secondo episodio va in onda questa sera alle 21 e 15) che, tenuto conto delle origini del suo autore e di alcuni suoi “noir” di successo editi da Sellerio e ambientati nell’agrigentino, a parere di molti avrebbe potuto benissimo essere girata da noi. Il risultato del prodotto, stando a questo primo episodio, appare buono. Una storia drammatica e avvincente calata in uno straordinario pezzo di Sicilia. Claudio Gioè funziona nei panni di Lamanna così come sta bene accanto a lui la deliziosa Ester Pantano. Ma rimane un po’ di amaro in bocca per la grande opportunità persa di promuovere il territorio agrigentino. “Al momento – fanno sapere dalla Produzione Palomar di Carlo degli Esposti (la stessa del Commissario Montalbano) sono stati girati quattro episodi già inseriti nel palinsesto Rai. Noi siamo in attesa di conoscere lo share, i dati di ascolto e verificare il gradimento o meno dei telespettatori su questi primi due episodi. Poi (forse) la serie continuerà”. Quel “forse” lascia uno spiraglio, apre un pochino alla possibilità di vedere prossimamente la troupe di “Màkari” girare qualche episodio nell’agrigentino. Speriamo che in questo preciso momento le serie televisive sono uno straordinario momento di promozione turistica, una “finestra” aperta sulle bellezze dei nostri luoghi.
Ad esempio, per le prime puntate il regista di Màkari, Michele Soavi, ha “utilizzato” come scenari, gran parte dei paesaggi e delle bellezze dei luoghi trapanesi, dall’incantevole insenatura alla minuscola e panoramica borgata Macari, un pugno di case arrampicate sul cotone della montagna, dal Parco Archeologico di Segesta, alla Riserva dello Zingaro. Sul piano promozionale sono immagini di grande impatto. Perché non spingere anche su Agrigento? “La scelta dei luoghi per le riprese – dice Fabrizio La Gaipa, amministratore del Distretto Turistico Valle dei templi cui fa capo la Film Commission locale – più che uno smacco, è la conferma di un dato incontestabile: “fare sistema” e investire sul territorio produce dei risultati. Come nel Ragusano, anche nel Trapanese hanno creduto fortemente sulla promozione dell’immagine attraverso le serie tv e il Cinema e lo stanno dimostrando. Forti anche di un sistema turistico che ruota attorno a un aeroporto, i Comuni del Distretto, così come le imprese del settore, hanno programmato di investire diversi milioni di euro nella promozione. Non sono strategie realizzabili con i pochi fondi di una tassa di soggiorno – spiega La Gaipa – Tassa di soggiorno che peraltro ha anche delle finalità ben precise, che attengono il miglioramento dei servizi e l’arredo urbano. Ci vuole di più. Come Distretto Valle dei Templi abbiamo sempre creduto nel potere della tv e del cinema, ritenendo anche di poter offrire un territorio molto vario, autentico, e con scenari mozzafiato. Siamo riusciti a portare alla Scala dei Turchi il giovane Montalbano e per ben due episodi della serie, il noto commissario dei romanzi di Camilleri alla Valle dei Templi e alla casa natale di Luigi Pirandello. Ma per investimenti più importanti e duraturi occorre impegnarsi concretamente. Con la nostra Film Commission offriamo al momento soltanto ospitalità e servizi. Potremo fare di più – confessa l’amministratore del Distretto Turistico Valle dei Templi, Fabrizio La Gaipa. – Ci stiamo impegnando in questo senso e speriamo davvero che in poco tempo si possa riuscire a compiere scelte più coraggiose”.
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