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Home » Scuola » Alessandro D’Avenia al Liceo Empedocle: Riflessioni sulla Vita e la Morte attraverso l’Odissea

Alessandro D’Avenia al Liceo Empedocle: Riflessioni sulla Vita e la Morte attraverso l’Odissea

3 Aprile 2024
in Scuola
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Lo scrittore e docente incita i giovani a vivere pienamente nel suo incontro al teatro Pirandello

Alessandro D’Avenia e “l’arte di essere mortali”. Si nasce davvero una volta sola?

«Come sfruttereste il vostro tempo se vi restasse una sola settimana di vita?». È una domanda scottante, che brucia e scuote le coscienze; è una domanda che non ci può lasciare indifferenti; è la domanda che Alessandro D’Avenia, giovane scrittore e docente, ha posto agli studenti del Liceo Classico e Musicale Empedocle lo scorso 22 febbraio al teatro Pirandello.

Il professore ha presentato il suo libro “Resisti, cuore. L’Odissea e l’arte di essere mortali”, che parla del grande poema epico come metafora della vita. Ripercorrendone i ventiquattro canti e narrando le vicende di Odisseo, l’autore è riuscito a relazionarsi con noi ragazzi, con le nostre paure, con i nostri limiti, con il nostro essere mortali. «Telemaco è come tutti quegli adolescenti che, chiusi nella propria camera, muoiono nell’inconsapevolezza di se stessi e quindi, per la troppa paura di esistere, rinunciano ad esistere». Il figlio di Ulisse nasce nuovamente quando smette di lamentarsi in modo sterile e decide di andare a cercare suo padre.  Alla fine troverà se stesso.

È così che Alessandro D’Avenia parla a noi giovani, ricordandoci di vivere, di sfruttare pienamente lo scorrere del tempo, di rinascere consapevolmente una seconda volta e resistere. «Solo ciò che soffre vuole guarire» aggiunge prima di rivelarci che abbiamo bisogno di «scegliere per chi e perché morire».

D’Avenia ci spinge a trovare il nostro mentore, l’eros che risveglia e rende eroi, ciò che ci fa smettere di cercare alibi per non vivere. Racconta così del rapporto con i suoi mentori, tra i quali il suo professore d’italiano del liceo, Mario Franchina e don Pino Puglisi, suo insegnante di religione, ucciso da Cosa nostra il 15 settembre del 1993 perché cercava di allontanare i giovani dalla mafia. Al prete, D’Avenia ha anche dedicato il libro “Ciò che inferno non è”.

Dell’incontro con l’autore restano parole che salvano, domande che bruciano e una risposta: bisogna riconoscere la morte per imparare a vivere, accettare di essere mortali per poterci sentire vivi e non solo viventi.

Elisabetta Vitellaro, Federica Cipriano, Maria Lourdes Di Marco, Gioia Maria Amato, Soraya Scichilone, Jade Parisi

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Tags: culturaeducazionegiovaniLetteraturamortevita
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