Ed i festeggiamenti si concludono oggi pomeriggio ad Agrigento con il solenne Pontificale in Cattedrale delle ore 18, presieduto a S.E. da mons. Vincenzo Bertolone, vescovo della Diocesi di Catanzaro-Squillace e postulatore della causa di beatificazione del venerabile Rosario Livatino, il giovane giudice canicattinese assassinato dalla mafia. E quest’anno sarà proprio il Comune di Canicattì rappresentato al Sindaco Ettore Di Ventura ad offrire l’olio per la lampada che arde tutto l’anno dinanzi l’urna che custodisce le reliquie del Santo, mentre, come di tradizione, il Corpo della Polizia locale di Agrigento reciterà la preghiera a San Gerlando.
Le reliquie di S. Gerlando sono custodite, in un’urna d’argento di squisita fattura in Cattedrale comunemente chiamata di S. Gerlando perché da Lui è stata costruita.
Particolarmente intenso è stato quest’anno il programma preparato dalla Curia dei festeggiamenti iniziati lo scorso 17 febbraio e proseguiti sino al 20, con la visita delle reliquie del Santo Patrono in alcuni comuni della Diocesi; cioè oltre Agrigento, hanno accolto i resti mortali di S. Gerlando anche i comuni di Cammarata, Aragona e Villafranca Sicula, dovunque con grande partecipazione di popolo.
Ed oltre a questo, durante e nei giorni seguenti tante le iniziative di notevole valenza artistico-culturale, come l’inizio di un percorso per conoscere meglio l’ambiente ed il clima storico-culturale normanno-svevo nel quale S. Gerlando ha operato. Perché non bisogna dimenticare che S. Gerlando, è nativo di Besançon città circondata da una serie di 7 colline, per le quali viene paragonata a Roma, si trova nella Franca Contea, nella parte centro-orientale della Francia, vicino al massiccio del Giura. La famiglia apparteneva alla popolazione celtica-“allobroga” ed era imparentata con il Gran Conte Ruggero d’Altavilla.
Gerlando, venuto ad Agrigento nel 1088, dopo essere stato consacrato vescovo da Papa Urbano II a Roma, concluse ivi la sua vita il 25 febbraio 1100, cioè 920 anni fa come oggi, dopo avere rievangelizzato la diocesi, allora molto più vasta di quella attuale, comprendente oltre a tutto il territorio del nisseno, anche molti comuni del palermitano, dove il cristianesimo nei 250 anni di dominazione araba si era ridotto al lumicino.
Ritornando ai festeggiamenti, la conclusione più solenne sicuramente è stata ieri sera , vigilia della festa di San Gerlando, quando in Cattedrale sono stati ordinati diaconi i seminaristi : Davide Burgio, Alessio Caruana, Dario Fasone, Matteo Mantisi, Calogero Putrone e Salvatore Piazza.
Non ci poteva essere migliore conclusione e regalo alla Comunità diocesana, concentrata a meditare sull’opera e sulle virtù del suo santo Patrono, nella cui antica biografia si sottolinea la dolcezza particolare che sapeva avere nel suo infaticabile impegno di evangelizzazione verso i musulmani che riusciva a convertire.
Adesso leggo “che in una città, Agrigento, che adora Calogero, santo nero e sanguigno, c’è molta gente che s’angustia d’avere a Patrono San Gerlando”.
Assai discutibile pare subito l’impostazione e soprattutto errato il verbo “adora” , che costituisce uno strafalcione teologico di non poco conto, perché i Santi si venerano e si adora solo Dio. Comunque anche se S. Calogero è destinatario di più abbondanti manifestazioni popolari di culto, bisogna riconoscere che S. Gerlando non è poi cosi tanto distante come si vorrebbe far credere.
Perché troppo spesso questo Santo patrono è invocato a protezione dei disastri naturali. In particolari situazioni, comunemente specie ad Agrigento, si dice spesso, “San Giurlannu senza dannu” cioè “San Gerlando difendici dai danni” ed il riferimento è ai danni di qualsiasi genere, come fulmini, terremoti, tempeste di vento e di pioggia, insomma calamità di ogni genere.
Ed oggi sicuramente tanti lo invocano perché possiamo essere liberati dal terribile “coronavirus”, mentre è recente il dramma vissuto a Sciacca per la tragica morte del piccolo Salvatore, per il quale il nostro Pastore don Franco, da Bari dove si trovava, ha scritto un messaggio, parlando di un “mistero”, “ancora più grande, quando a morire è un bambino e non possiamo fare altro che silenzio”….“bussando al cuore di Dio per cercare consolazione e forza dicendo con fede: “resta con noi Signore, poiché si fa sera…è notte profonda”.
Ricordiamo che S. Gerlando è il santo patrono di Agrigento città e diocesi, ma anche della città di Porto Empedocle, e titolare di qualche parrocchia come quella di Lampedusa e Linosa.
Diego Acquisto
Foto Mattias Lo Pilato – riprese Maurizio Gelo