Vella: «In provincia fondi pubblici saccheggiati».
Il pm ha parlato davanti a un pubblico numeroso e attento delle dinamiche delle indagini contro la mafia e la corruzione sul territorio dell’Agrigentino.
La notizia è riportata dal Gds, in edicola questa mattina. Nell’articolo a firma del giornalista Calogero Giuffrida si leggono alcuni passaggio del magistrato che venerdì scorso discutendo con il giornalista Giuseppe Pantano, ha preso parte all’incontro sul tema «La corruzione come la piovra» sabato sera alla «Casa del Sole» di Sant’Anna di Caltabellotta.
“Il dialogo tra Cosa nostra e poteri illegali in questo territorio c’è da sempre, è nel suo Dna. Ma è un dialogo in cui Cosa nostra non è il soggetto principale, spesso a decidere delle sorti di questo territorio sono altri soggetti. Il saccheggio di fondi pubblici non lo ha fatto direttamente Cosa nostra, ma altri soggetti che avevano ruoli politici ed economici di primo piano. E la provincia di Agrigento in questo ha una sua specificità negativa”. Ha detto il procuratore aggiunto di Agrigento, Salvatore Vella.
Un pubblico numerosissimo lo ha ascoltato per oltre un’ora e mezza con grande attenzione. All’evento che ha avuto il patrocinio di Assostampa, Wwf e Lions erano presenti anche esponenti delle forze dell’ordine, in particolare della Capitaneria di Porto, parlamentari e amministratori locali.
“Il nostro problema oggi – ha detto Vella – è rappresentato da reati, come la corruzione. Anche per questo si continua a non spendere fondi pubblici che vengono assegnati e non si attirano investimenti stranieri. Questo è un indice fondamentale che c’è un problema serio. È molto più difficile occuparsi di corruzione che occuparsi di mafia, perché la corruzione – ha spiegato Vella – è un accordo criminale in cui un privato paga un pubblico funzionario per ottenere qualcosa in cambio, tutti e due per la legge sono delinquenti, entrambi hanno interesse. Non c’è la vittima, chi la denuncia questa cosa? Diventa molto più complicato riuscire a contrastare la corruzione, sicuramente è più difficile fare questo tipo di processi che quelli di mafia”.
Un altro dei temi affrontati è quello dell’antimafia “di facciata”. “Non mi hanno stupito, ma mi hanno ferito una serie di cose venute fuori sul mondo della cosiddetta antimafia. Perché l’antimafia – ha detto Vella – è nata come una cosa seria, che causava problemi quando non si poteva dire che la mafia faceva schifo. Ci sono state associazioni antimafia create dai mafiosi, altre fatte da persone perbene che hanno speculato su questa cosa, ci sono magistrati che hanno posto in essere un sistema criminale che ha portato milioni di euro a familiari, amici e consociati. Ci sono persone, anche nel nostro territorio, che hanno pensato di arricchirsi facendo gli antimafiosi di facciata, quando dirsi antimafiosi non portava alcun rischio per la propria vita”.
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