LICATA. Il diciannovenne Giuseppe Volpe, reo confesso dell’omicidio di Giacinto Marzullo, 52 anni, è capace di intendere e di volere e lo era anche quando ha ucciso lo zio a colpi di pistola per dei contrasti di natura economica. Lo ha stabilito la psichiatra Cristina Cammilleri che, dopo avere esaminato l’imputato, ha stabilito che l’indagato è capace di intendere.
Il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano, davanti al quale è in corso il processo con rito abbreviato, aveva conferito l’incarico alla professionista, che con il deposito della perizia psichiatrica ha di fatto dato il via libera al processo che si celebra con il rito abbreviato, condizionato alla decisione della psicologa.
Dopo la piena confessione, la condanna sembrerebbe inevitabile. Marzullo, agricoltore e muratore, è stato ucciso il 18 agosto scorso. Il suo corpo è stato trovato crivellato di colpi in un appezzamento di terreno vicino alla rotonda per la località balneare di “Mollarella”, a Licata.
I poliziotti della squadra mobile, due giorni dopo, su incarico della Procura – l’inchiesta è stata condotta dal Pm Carlo Cinque (nel frattempo trasferito) e dal procuratore Luigi Patronaggio – avevano sottoposto a fermo Volpe, figlio della sorella della vittima, che avrebbe fatto fuoco dopo l’ennesimo litigio. Fra Marzullo e la sorella i rapporti si erano incrinati da tempo per questioni di natura economica. Volpe aveva confessato alla polizia di avere ucciso lo zio con quattordici colpi di pistola calibro 9×21 mentre quest’ultimo tentava una disperata fuga.
Volpe è difeso dagli avvocati Gaetano Timineri e Rossella Scrimali, mentre la famiglia della vittima, che si è costituita parte civile è rappresentata dagli avvocati Santo Lucia e Antonio Montana.