-di Eugenio Cairone
Recentemente nel corso di un incontro con i vertici della Cgil agrigentina, il direttore regionale dell’Anas aveva giudicato “esagerate” le lamentele dei cittadini a causa della chiusura del ponte Petrusa.
Allora fece scalpore la dichiarazione dell’alto dirigente.
Molti la considerarono, infatti, come una vera e propria presa per i fondelli.
Adesso dopo la manifestazione di un altro sindacato agrigentino, la Cisl, l’Anas è intervenuta, senza scomodare stavolta funzionari, per smentire che “dopo la demolizione del ponte Petrusa sia tutto fermo”.
Non sappiamo cosa ci sia da smentire vista l’assurda situazione che si è creata dall’indomani della chiusura del ponte ad oggi.
“Va evidenziato – scrive comunque l’Anas – che l’allungamento del percorso tra Agrigento e Favara è di circa 900 metri in direzione Favara e circa 10 chilometri in direzione opposta con un incremento dei tempi di percorrenza rispettivamente di 2 e 8 minuti”.
Forse si vuole stigmatizzare la nuova protesta dei cittadini davanti alla prefettura.
Come dire: Che state a protestare per così poco.
Un’altra presa per i fondelli, insomma.
Perché ci si dimentica del grave problema evidenziato dal personale del penitenziario e da tutti coloro che devono raggiungere l’ospedale di Agrigento.
Ma quello che assolutamente non si riesce ad accettare è l’attività di progettazione del nuovo ponte, progettazione che ancora si deve ultimare.
“Il progetto esecutivo – scrive ancora l’Anas – è stato sottoposto la scorsa settimana al Comune di Agrigento per la verifica della compatibilità urbanistica.
In autunno potrà quindi essere avviata la procedura d’appalto per l’affidamento dei lavori”. E qui per davvero casca l’asino.
Del Ponte Petrusa cosi stando le cose, sentiremo ancora parlare in termini che probabilmente continueranno a non piacere all’Anas ma serviranno, però, a dimostrare quanto si stia esagerando con la pazienza della gente.
Eugenio Cairone