Ripartire dalla sconfitta … e probabilmente è meglio ripartire dall’alto
Dalla sconfitta della politica bisogna ripartire ! una sconfitta che abbiamo toccato ed andiamo sempre più toccando con mano a livello locale, nazionale, europeo ed oltre.
Ed opportunamente di sconfitta della politica ha espressamente parlato, usando proprio questa espressione il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente della Caritas Italiana, nel commento all’agenzia Ansa sul caso della nave Aquarius.
Un caso che continua a tenere tutti col fiato sospeso, perché a bordo ci sono 629 profughi, tra cui alcuni minori non accampanati ed alcune donne incinte.
Una sconfitta eclatante dato il rimpallo delle responsabilità, su cui direttamente si è anche pronunciato in un tweet, il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che ha fatto benissimo a ricordare il versetto evangelico “Ero straniero e non mi avete accolto”.
E dobbiamo dire che alle sconfitte della politica ci stiamo purtroppo abituando! perché nelle stesse ore, sul piano locale la cronaca riferiva del documento collegiale firmato da tutti i Parroci di Porto Empedocle, per la disastrosa situazione, che si va ulteriormente aggravando, in cui versa la cittadina marinara, senza che nessuna autorità riesca ad intervenire per invertirne la marcia. Perciò il forte grido di allarme per “l’inarrestabile e devastante degrado crescente, sempre più evidente, progressivo ed umiliante” in cui versa la città.
Anche in questo specifico caso la sconfitta della politica, sino ad ora, appare evidente.
E nei giorni immediatamente precedenti, nella festa dal Corpus Domini, a Favara da parte dell’arciprete D’Oriente e da Agrigento da parte dello stesso arcivescovo – cardinale Montenegro, con linguaggio che non ammette equivoci, su argomenti politicamente assai rilevanti, si è denunciata pure la sconfitta della politica. Che non riesce ad eliminare frodi per assicurare il giusto salario agli operai, o che priva tanti cittadini dell’acqua, cioè di un bene essenziale per restare in vita.
Da queste sconfitte bisogna ripartire, forse con una nuova presenza, nuova strategia e tensione,… e probabilmente partendo dall’alto, cioè a livello mondiale, europeo, nazionale, e quindi regionale e locale.
Ed in questo senso forse sollecitare nell’evangelizzazione la responsabilità e la creatività dei laici a cui spetta organizzare la cosa pubblica.
Fermo restando, senza ombra alcuna di equivoci, che quando ci si ritrova dietro la porta uno che bussa perché ha urgente necessità, la regola non può che essere una sola, che è quella dettata dal Vangelo: “Ero forestiero e mi avete accolto”, per il resto bisogna pungolare la politica .
E la politica, come insegna la DSC, ha le sue regole, i suoi tempi e i suoi motivi. E che è responsabilità dei laici praticare ed attuare nel migliore e più efficace dei modi, la politica per alleviare sofferenze, nella linea della solidarietà e della giustizia.
Durante i terribili giorni della recente crisi, successiva all’esito delle elezioni del 4 marzo scorso, che forse hanno segnato davvero uno spartiacque col passato… nonostante tutte le incertezze, le tensioni e le esagerazioni di quei giorni, la Chiesa italiana, deliberatamente non ha voluto alzare muri contro nessuno, né tanto meno porre e nemmeno ipotizzare condizioni per la formazione del nuovo Governo.
Ed il segretario della CEI Mons. Nunzio Galantino, proprio a proposito di accoglienza “senza se e senza ma” ha testualmente risposto: “Voglio correggere questa idea. Nessuno ha mai parlato dell’accoglienza senza se e senza ma. Io più volte ho detto che la legalità è il primo passo verso una politica intelligente della mobilità umana. Alla Chiesa non spetta decidere chi deve entrare, chi deve uscire. A quali condizioni si entra e a quali condizioni si esce. Questo è un compito della politica ed ha tutto il diritto di farlo”.
Diego Acquisto