Il Tribunale del Riesame ha respinto le istanze degli avvocati difensori di Gaetano Sciortino, 53 anni, di Cattolica Eraclea, l’uomo arrestato alcune settimane fa perché accusato di essere l’assassino di Giuseppe Miceli, il marmista cattolicese, di 67 anni, trovato morto, nel dicembre del 2015, nella sua officina nel paesino agrigentino, che chiedevano la scarcerazione del loro assistito. Secondo l’accusa Sciortino avrebbe ucciso Miceli brutalmente, con tre colpi di oggetti contundenti alla testa, dopo che la vittima sarebbe stata pedinata per tre ore, con l’auto dello Sciortino che sarebbe stata immortalata dalle telecamere di vidoesorveglianza. Inoltre vi sarebbe il ritrovamento di una scarpa utilizzata dal presunto assassino che Sciortino, intercettato col gps, avrebbe tentato di far sparire non riuscendovi, una scarpa numero 43 (lo stesso numero calzato dall’accusato). I legali però hanno affermato che “il luogo del delitto è stato contaminato da tracce organiche che non appartengono a Miceli ma addirittura a un familiare della vittima” e si chiedono: “perché non indagare su questa versione alternativa?. Secondo la difesa questo familiare avrebbe avuto problemi economici.