Mentre stendiamo questa nota, apprendiamo che proprio in queste ore al Palazzo Arcivescovile di Palermo, vengono resi noti i dettagli del programma della visita di Papa Francesco il prossimo 15 settembre, così come ufficialmente annunziato l’altro ieri dalla Prefettura della Casa Pontificia.
Una notizia, questa del ritorno in Sicilia d Papa Francesco, che ha subito suscitato ancora una volta grande emozione; e nell’agrigentino, come, pensiamo, sicuramente anche altrove, chiaramente evidente una palpabile ondata di spontanea gioia ed entusiasmo, con preparativi per partecipare ed essere fisicamente presenti per incontrare Papa Francesco, nei luoghi annunciati. A Favara già corre voce che la nota ditta locale di noleggio dei pullman, – una delle più note della Sicilia – ha già ricevuto tante prenotazioni.
Papa Francesco in prima mattinata alle 9,00 del 15 settembre, sarà a Piazza Armerina, visterà la storica e seicentesca Cattedrale dedicata a Maria Ss. delle Vittorie e poi in mattinata si sposterà in elicottero a Palermo.
Due diocesi siciliane, Piazza Armerina e Palermo, destinatarie di questa visita non a caso, ma per motivi diversi e comunque abbastanza significativi.
Piazza Armerina – (sede vescovile, con 12 comuni suddivisi in 2 liberi consorzi comunali, e complessivamente con 75 parrocchie, delle quali 14 nella città di Gela, che con i suoi 78.000 abitanti costituisce da sola oltre un terzo dell’intera popolazione diocesana) – dalla sua erezione avvenuta nel 1817 con la bolla “Pervetustam locorum” di Papa Pio VII, mai ha ricevuto la visita di un Papa.
Una diocesi che si trova collocata al centro della Sicilia, con difficoltà di collegamenti stradali e ferroviari, in un territorio che soffre di accentuate difficoltà economiche che hanno causato negli ultimi decenni una notevole migrazione dei propri abitanti in cerca altrove di lavoro. Come ha tenuto a precisare Mons. Rosario Gisana, l’attuale vescovo dal 2014, si tratta davvero di “una periferia esistenziale pur essendo al centro della Sicilia”. E per questo è stata scelta da Papa Francesco che – come risaputo – ha sempre una particolare attenzione e sensibilità per le periferie, anche quando non ha ricevuto – come in questo caso – un particolare invito.
Ancora più chiara la motivazione per Palermo, dato che ricorre il 25° del martirio del beato don Giuseppe Puglisi, assassinato dalla mafia la sera del 15 settembre 1993, 56° del suo compleanno.
Un assassinio questo, che 25 anni fa segnò una svolta strategica nella logica mafiosa. Perché allora, dopo un periodo di apparente tranquillità, successivo alle stragi di Falcone e Borsellino, la mafia tornò alla ribalta scegliendo un bersaglio molto più facile, ma altamente simbolico.
Perché il Parroco della parrocchia di S. Gaetano nel quartiere palermitano di Brancaccio, non era solo uno dei tanti operatori pastorali centrali e periferici, impegnati a costruire, alla luce della dottrina della Chiesa, una cultura alternativa a quella mafiosa.
Don Giuseppe Puglisi svolgeva esemplarmente e con eccezionale efficacia il suo servizio, con un progetto pastorale di carità “pensata in grande”, capace cioè di incidere in profondità, toccando non solo le strutture, ma anche e soprattutto gli schemi mentali, orientati alla legalità, alla solidarietà, alla vita.
Con l’assassinio di don Puglisi diventò palese come la mafia aveva compreso tutta la pericolosità per lei dell’azione pastorale della Chiesa. Un’azione pastorale portata avanti da tempo ed accentuata nel tempo, in tutta la Sicilia, a Palermo come ad Agrigento.
Diego Acquisto