Papa Francesco ai nuovi Vescovi di ieri ed oggi
Si è appena concluso in Vaticano l’annuale corso di formazione, per i 114 Vescovi di recente nomina, mentre l’anno scorso, i partecipanti, sempre vescovi di nuova nomina erano stati 154.
Un corso di formazione significativamente programmato sempre nella settimana attorno al 14 settembre, giorno in cui si celebra la festa dell’esaltazione della Croce, ed il giorno successivo la memoria liturgica della Madonna Addolorata.
Un corso in cui Papa Francesco alla conclusione, con la sua consueta e per taluni anche forse sconcertante chiarezza, non manca di toccare diverse questioni legate proprio al delicatissimo ministero che il Vescovo è chiamato a svolgere all’interno della sua diocesi.
Quest’anno il richiamo più forte, di cui quest’oggi, con diversi commenti e sottolineature, si interessa la stampa, è alle parole che costituiscono un forte richiamo al ministero episcopale. Ministero che, evangelicamente, deve essere vissuto solo in spirito di vero servizio.
Perciò Papa Francesco, alla sua maniera dice: “Il vescovo non è un padre-padrone”. Non solo! raccomanda ad ogni vescovo di “vivere il proprio discernimento di Pastore come membro del Popolo di Dio, in una dinamica sempre ecclesiale, a servizio della koinonìa”, senza lasciarsi “imprigionare dalla nostalgia di avere una sola risposta per tutti i casi”; non considerando la Chiesa come “un orto di casa sua”, raccomandando “una delicatezza speciale con la cultura e la religiosità del popolo”, superando “l’immobilismo”, del “si è sempre fatto così”, così come ogni “rigidità”, con un sano discernimento pastorale.
Un discernimento comunque che faccia capire che “le medesime soluzioni non sono valide ovunque in tutti i casi” e che bisogna perciò “avere il coraggio di domandarsi se le proposte di ieri sono ancora evangelicamente valide”, pur usando “una delicatezza speciale per la cultura e la religiosità del popolo” .
Credo che basti solo questo florilegio tratto dal Suo discorso per capire il messaggio di Papa Francesco.
Il quale l’anno scorso proprio in questa circostanza ai nuovi Vescovi, quasi alla conclusione dell’Anno della Misericordia, volendo richiamare fortemente a questo valore, che – diceva – deve “formare ed informare le strutture pastorali delle nostre Chiese”, perché in esso è “la sintesi tutto il messaggio evangelico”, rivolgeva pure parole evangelicamente forti e magari dirompenti !
Come quando, richiamando fortemente alla misericordia, diceva che “il mondo è stanco di incantatori bugiardi…come di preti o vescovi alla moda”. Perché, “la gente “fiuta” e si allontana quando riconosce i narcisisti, i manipolatori, i difensori delle cause proprie, i banditori di vane crociate”.
E avviandosi alla conclusione diceva “Siate Vescovi con il cuore ferito da una tale misericordia e dunque instancabile nell’ umile compito di accompagnare l’uomo che “per caso” Dio ha messo sulla vostra strada”.
Sentire il brivido di un cuore ferito, esorcizzando il rischio di addomesticarlo e svuotarlo della sua potenza “destabilizzante”. Lasciarsi invece destabilizzare, perché “è buono per un Vescovo”.
Diego Acquisto