CATTOLICA ERACLEA. Gaetano Sciortino, 53 anni di Cattolica Eraclea, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di essere l’assassino che il 6 dicembre 2015 uccise il marmista Giuseppe Miceli con diversi colpi tra la nuca e la testa nella sua bottega in via Crispi. Lo ha deciso il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano. Sortino comparirà il prossimo 20 aprile davanti la Corte D’Assise. La svolta nelle indagini, durate quasi due anni, avviene grazie al ritrovamento di una scarpa in un’area rurale in cui si era recato l’indagato la cui impronta combaciava perfettamente con quella repertata dai RIS sulla scena del crimine. La mattina del 7 Dicembre 2015 nella via Crispi di Cattolica Eraclea, veniva rinvenuto il cadavere di Giuseppe Miceli, 67 enne. I parenti e gli amici lo descrivevano come un uomo mite ed un grande lavoratore, che svolgeva l’attività di marmista presso il proprio laboratorio di Cattolica Eraclea. Il corpo del Miceli venne trovato dal fratello, all’interno dell’immobile ove la vittima svolgeva la sua attività. Il cadavere aveva il volto completamente tumefatto, con macchie di sangue sparse ovunque.
Sulla scena del crimine intervenivano i Carabinieri della Stazione di Cattolica Eraclea, del Nucleo Operativo e del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Agrigento, che effettuavano le operazioni di sopralluogo. Dai rilievi tecnici e dall’autopsia, emergeva che la morte del Miceli era stata determinata da una brutale aggressione con corpi contundenti, utilizzati per colpirlo violentemente al volto, al capo ed al torace, oggetti rinvenuti e sequestrati dai Carabinieri sul luogo del delitto, ovverosia due motorini per autoclave, un piatto di marmo ed un booster. Venivano pertanto avviate serrate indagini dai Carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento, coordinati dal Pm Silvia Baldi, della locale Procura della Repubblica, sviluppate attraverso le tecniche tradizionali, mediante l’ascolto di numerose persone appartenente al circuito relazionale della vittima e l’acquisizione di filmati realizzati da alcune telecamere esistenti nelle adiacenze del luogo del delitto messi a disposizione dagli esercenti di Cattolica.