Medea, con Franco Branciaroli sorprendente protagonista nel ruolo della maga creata da Euripide. Donna sola e disperata intenzionata a distruggere tutto quello che rappresenta il suo passato.
La messa in scena è una rivisitazione del dramma euripideo secondo la linea interpretativa del teatro del II° Novecento.
-di Calogero Longo
Sabato 9 e domenica 10 dicembre è andata in scena al teatro Pirandello di Agrigento un classico di Euripide: Medea, diretta da Luca Ronconi, rialllestita da Daniele Salvo. Non aspettatevi che ci siano state maschere greche , di classico sono rimasti solo il linguaggio e i sentimenti in questa rappresentazione dove lo spessore artistico la fa veramente da padrone. STORIA: Medea, moglie di Giasone non accetta di essere ripudiata dallo sposo invaghitosi (anche per interesse) di Glauce, figlia di Creonte re di Corinto. Quest’ultimo l’ha allontanata dal regno mentre lei vittima del tradimento medita la sua feroce vendetta. Ospitata da Egeo, re di Atene, cui promette con le sue arti magiche di renderlo fertile e padre, invia un dono al marito e alla sua nuova sposa. Si tratta di una veste e una ghirlanda avvelenata. La ragazza muore e la stessa sorte toccherà al padre, il re, accorso in suo aiuto. Giasone si prodiga anche lui, quantomeno per salvare i propri figli , ma questi sono stati già trucidati dalla madre perché l’ex marito non possa avere neppure discendenti. Sul carro del Sole Medea vola ad Atene. A Giasone non rimarrà che distruggersi nel dolore e maledire Medea. MEDEA FIGURA AMBIGUA: L’inizio è scandito da video che mostrano una natura selvaggia e degli interventi chirurgici , a sottolineare la cultura primordiale, bestiale della protagonista; video che si contrappongono a quelli che, nella seconda parte, rappresentano l’ordine e la perfetta scansione ritmica di una metropoli americana del xx secolo, ovvero la realtà di Corinto a cui Medea finge di assimilarsi prima dell’atto estremo. Medea può essere considerata come il prototipo dell’eroina combattuta tra il rancore per il proprio uomo e l’amore per i propri figli, non è altro che una minaccia per quella terra straniera che vanta di avere il primato della civiltà. Medea è una creatura misteriosa e mostruosa per questo può anche non essere una donna e infatti, il ruolo è interpretato da Franco Branciaroli. Il quale fa ampio sfoggio della sua grande escursione vocale per trasmettere il dolore e la ferocia della donna. La sua non è tragedia della femminilità ma della diversità. Branciaroli “Io non interpreto una donna , sono nei panni di un uomo che recita una parte femminile, è molto diverso . Medea è un mito: rappresenta la ferocia della forza distruttrice. Lei è una smisurata , dotata di un potere sinistro, che usa la femminilità come maschera, per commettere una serie mostruosa di delitti”.
“Medea” di Euripide va in scena nella traduzione di Umberto Albini e nella regia di Luca Ronconi ripresa da Daniele Salvo. Le scene sono di Francesco Calcagnini riprese da Antonella Conte, i costumi di Jacques Reynaud sono stati ripresi da Gianluca Sbicca e le luci di Sergio Rossi da Cesare Agoni. Franco Branciaroli è Medea, e accanto a lui recitano Alfonso Veneroso (Giasone), Antonio Zanoletti (Creonte), Tommaso Cardarelli (Pedagogo/Nunzio), Livio Remuzzi (Egeo). Le Donne di Corinto sono interpretate da Elena Polic Greco, Elisabetta Scarano, Serena Mattace Raso, Arianna Di Stefano, Francesca Mària, Odette Piscitelli, Alessandra Salamida. Raffaele Bisegna e Matteo Bisegna interpretano i figli di Medea.“
Prossimo appuntamento nel salotto più bello di Agrigento è con Mimi’. Da sud a sud sulle note di Domenico Modugno. Con Mario Incudine diretto da Moni Ovadia e Giuseppe Cutino sabato 16 alle 21:00 e domenica 17 in replica alle 17:30
Calogero Longo