Esplosiva analisi di Massimo Muglia sulla classe politica di oggi, Ente parco tra CdA e fondi del 30% persi, Università e anche elezioni politiche : Oggi c’è la rottura del giocattolo.
Di Alfonsa Butticè
Nominati dopo 7 anni i componenti del Consiglio di gestione dell’ente Parco della Valle dei Templi e si accende immediata la polemica. L’assessore Vermiglio ha nominato presidente l’ex commissario Bernardo Campo, parte dell’organismo sono anche il soprintedente di Agrigento, Gabriella Costantino e un consulente, Sergio Alessandro. Nel Consiglio anche il sindaco di Agrigento, Lillo Firetto e il direttore dell’Ente Parco, Giuseppe Parello ma solo con potere consultivo e nessun diritto di voto. “Un consiglio di Amministrazione distante dal territorio, un palese attacco alla città” la definisce Firetto che per Vermiglio invece è un “aver rispettato la norma modificata lo scorso anno“.
Ma tra attacchi, sospetti e varie polemiche, abbiamo sentito Massimo Muglia, vice sindaco e assessore alla Cultura dell’amministrazione Zambuto che all’epoca ha esercitato il diritto di voto all’interno del CdA ed il quale, in tempi non sospetti, aveva parlato del pericolo che la Regione concretizzasse l’idea di considerare il Parco Archeologico una enclave dentro il territorio della città, decretandone l’extraterritorialità, un evidente attacco all’indentità storico culturale della città.
“Non penso che ci sia un complotto politico contro Firetto, semmai il compiacimento di un suo ex collega che ancora siede in quegli scranni dell’assemblea regionale che non si mette certo di traverso, che non difende gli interessi della città, del sindaco, che magari pensa di terminare lui, per intercorsa persona, ma è solo un’illazione. Penso che la sua sia una battaglia persa“- dichiara Muglia, che però fa un’attenta analisi politica del momento per poi arrivare a ipotizzare quali siano state le probabili motivazioni che hanno portato ai risultati odierni, partendo da quella che è stata la storia del Parco: “un vulnus, fin dall’origine. Io l’avevo rilevato più volte, sembrava più formale che sostanziale invece non lo era. Secondo la legge sia il presidente che il Direttore Generale, devono essere due burocrati regionali, escludendo a priori nella legge istitutiva la presenza dell’organo politico.
Tutti gli enti, sono determinati con questa doppia presenza: un presidente e un direttore generale, uno che rappresenta la politica, in teoria la rappresentività democratica, gli interessi diffusi, convoca il consiglio, lo presiede, ci mette la fantasia, l’innovazione e il dirigente invece che è la parte più riflessiva, che fa le carte, che rende possibile che si eseguano le cose in maniera coerente alla legge, nella maniera tecnicamente più corretta, ed è proprio da questa dialettica che viene fuori la buona amministrazione. Ad Agrigento vi era un vulnus, due burocrati espressi dalla stessa amministrazione della Regione e che entravano inevitabilmente in collisione. Già c’era una stranezza nella legge istitutiva, una sfiducia dei politici in loro stessi, era come se dicessero: facciamo il parco ma non mettiamo nessun politico. Secondo me il sindaco della città doveva essere il presidente, anche onorario del Parco. Sarebbe stata una cosa opportuna, corretta, nessuno avrebbe avuto nulla da ridire. Così non fu, perché probabilmente non vollero dare vantaggio a nessuno.”
Muglia, da ipercritico nei confronti delle burocrazie, comunque apprezza la crescita registrata dall’Ente Parco in questi anni: “bisogna dare atto che c’è una parte della burocrazia regionale che lavora con serietà e quando ci mette la faccia riesce a fare anche delle cose buone, anche con delle ombre, tante luci e qualche ombra, talvolta determinate dalla politica quando ci metteva le manacce.”
Massimo Muglia è critico quando parla della percentuale degli incassi tolti alla città: “questo 30% non è che era regalato alla città di Agrigento. Io per 4 anni ho fatto parte del consiglio del Parco, comprendeva opere di infrastrutturazione: il rifacimento dei marciapiedi, illuminazione, Piazzale Hardcastle, la passerella, la pulizia straordinaria, le attività culturali all’interno del Parco sono frutto di questo 30%. Io organizzavo diverse cose, come le tragedie greche all’interno della Valle, manifestazioni classiche, si organizzavano una serie di eventi, che erano di alto livello culturale. Abbiamo inaugurato una forma virtuosa di collaborazione, grandi mostre come Mitoraj, l’Arte finanzia l’Arte, artisti internazionali che espongono nella Valle.)”. E qui Massimo Muglia puntualizza come “qualche intellettualoide di bassissimo livello, di grande presunzione criticava Mitoraj perchè violava la Valle dei Templi. Ho sentito cose oscene uscire dalla bocca di taluni, qualche professorino – aggiunge poi – da antiburocrate per eccellenza, uno che vede il primato della politica ma della buona politica, debbo inchinarmi di fronte alla buona gestione del Parco, ripeto sempre con qualche ombra ma con molte luci. Oggi si rompe il giocattolo.”
Nonostante la presenza di tanta deputazione regionale agrigentina sono state approvate norme che spogliano la città dalla propria identità morale ed economica, come è potuto succedere? I nostri politici non hanno lottato abbastanza?
Ecco cosa risponde Muglia: “perché esistono? Che gliene frega a quelli! Anche se la politica non comanda, alla Regione comandano i burocrati mica la politica. Comanda l’alta burocrazia e non secondo alti principi democratici. E’ la guerra tra poveri, per vedere chi comanda di meno, non certo chi comanda di più. Non penso che ci sia un complotto politico contro Firetto, penso che probabilmente ci sia un menefreghismo da parte della classe parlamentare che non difende più le prerogative della politica. Perché la politica è debole, è indebolita sul piano morale, sul piano delle capacità, sul piano della qualità della classe dirigente.
Oggi si chiude il cerchio: la Regione decreta il fatto che Agrigento è fuori completamente dalla gestione del Parco. Oggi succede che la città, la rappresentatività democratica viene estromessa completamente dalla gestione del Parco, la mancanza di voto deliberativo all’interno del ricostituito consiglio di amministrazione del Parco non è soltanto forma è sostanza. Cioè a dire che “noi non vogliamo avere a che fare con la politica”. Chi lo stabilisce questo? La politica regionale o l’alta burocrazia regionale? Questa è la domanda che ci dobbiamo porre. Leggo dai giornali che si fa un’accusa alla politica, la politica di chi?
E quindi il risultato raggiunto oggi dalla perdita del 30% degli incassi a queste nomine, sarebbero frutto di?
“Della debolezza della politica, del fatto che la politica è scaduta, nessuno più la difende. Non vedremo mai le persone sollevarsi in piazza per rivendicare che Agrigento, il sindaco è stato spoliato del voto deliberativo all’interno del Parco, del fatto che dove la politica è carente, è scarsa non ha legittimazione, allora qualcuno occupa il suo posto, dal fatto che i burocrati sono sempre bravi o cattivi che siano, sono sempre, i birocrati oggi si è presi tutto.
La domanda che io mi pongo è questa invece: ma il politico quando gestisce una cosa, quando c’è il suo voto, realizza veramente l’interesse pubblico, il bene comune? Nonostante la presenza politica all’università, noi, l’abbiamo persa, mi chiedo allora la politica riesce a fare l’interesse del territorio? La politica è caduta troppo in basso, fa nomine di bassissimo livello. Abbiamo visto tutti com’è finita all’università, non mi pare che la presenza politica, purtroppo molto forte all’interno del consiglio d’amministrazione, l’abbia preservata, noi abbiamo perso quanto di meglio c’era in questa terra, in questa città.
Speriamo che la gestione iperburocratica del parco continui a dare buoni risultati nell’interesse del patrimonio mondiale dell’umanità, non aspettatevi che dia frutti importanti per la città di Agrigento, magari verranno più turisti, in quanto non è strettamente collegato il principio democratico con il principio della managerialità, dell’interesse pubblico e della buona conduzione di un ente. “
Tanti politici hanno presentato progetti per salvare l’Università agrigentina, promesse che hanno portato a quale esito? Perchè?
“Questi non sono in condizioni di promettere nulla. Lasciamo che facciano le loro promesse ai familiari, che mantengono pure. Se questa lesione dei principi di buon governo ledano gli interessi del cittadino oppure no? Non lo so. Io non do una risposta, per me la rappresentanza dovrebbe essere fatta a livelli più alti possibili, nell’interesse pubblico e dei cittadini. Purtroppo noi non le abbiamo viste queste cose. Non ci sono cittadini che si sollevano in massa per protestare il fatto che siamo stati espropriati del diritto di voto nel CdA. Per i gettoni di presenza c’è stata la rivolta, ma per altre questioni come altre questioni come quella del Polo, il silemzio totale.
Cosa pensa dei nuovi componenti del CdA del Parco?
“Questa città noi l’abbiamo appaltata agli stranieri da tanto tempo. E’ un consiglio straniero, i popoli quando sono deboli si fanno colonizzare. La colonizzazione l’abbiamo avuta all’università: tutti quelli che si sono succeduti hanno fatto gli interessi della loro carriera, chi è diventato rettore, chi è diventato componente del Consiglio Superiore della Magistratura. All’Ato abbiamo una straniera che gestisce l’immondizia di Agrigento, alla Soprintendenza una palermitana e tanti altri posti di vertice non sono agrigentini. Ebbene abbiamo eletto anche un Sindaco straniero e abbiamo concluso”.
Massimo Muglia potrebbe essere uno dei candidati alle prossime elezioni politiche?
“No, mai. Non faccio più politica. La gente vota per chi gli può fare il favore, io non sono bravo, non né faccio, non nè ho mai fatto, perché fare il favore a qualcuno per me equivale a togliere il diritto ad un altro, io faccio l’educatore, faccio un altro mestiere. Se mi si chiede di fare l’università la faccio, se mi si chiede di costruire 10 scuole lo faccio. Io le scuole le ho costruite nella mia carriera e le posso citare una per una. Il Parco Botanico , io ho trovato un cumulo di immondizie e di sterpi, ho curato il progetto passo passo. Ho curato il progetto delle scuole, pure il colore degli intonaci, perché chi lavora per l’interesse pubblico deve fare queste cose, ho stabilito quali corsi universitari fare per questa città e come non ho stabilito io, perché me ne ero andato, l’appesantimento con corsi improbabili, dispendiosissimi che hanno strozzato l’università e poi l’hanno fatta chiudere, ma si ci sono costruite le carriere. Io, si lamentava qualcuno, non davo i posti gratuiti nelle manifestazioni che facevo, poi scoprivo che qualcuno li dava, non so dove o chi… poi mandavo tutti a quel paese… perché c’era sempre qualcuno che insinuava…
Ho dato un contributo , non so se viene continuato adesso, anche sul piano culturale. Ho fatto quattro Musei, Politi e Santella che è il sancta sanctorum del Liberty siciliano, noi avevamo dei <<cartoni>> bellissimi che si stavano perdendo, li ho trovati e ne ho fatto un museo… poi leggo grazie a tizio che sapeva, ma non operava, io appena so, opero. Se ci sono i Filippini, consentitemi, è grazie alla mia intuizione e al libretto di assegni di Michele Guardì, perché io vivo di stipendio e non potevo… c’è un Museo delle Arti Medievali, abortito perché me ne sono andato io e l’hanno lasciato a metà, ho scritto pure al sindaco dicendogli: <<completalo, ci sono delle bellissime opere che stanno ancora conservate, non sono state esposte>>. Se questa città è stata dotata di un’Orchestra Filarmonica Città di Agrigento, attraverso forme fantasiose… perchè soldi del Municipio non ne spendevo, lo si deve a me, me ne sono andato io e dopo due anni l’orchestra filarmonica è stata sciolta. Se qualcuno ha cantierato delle opere liriche, con il riscontro, siamo balzati alla stampa nazionale e internazionale. Io ho cantierato 9 opere liriche, ad Agrigento non si è mai prodotto nulla, dicono che hanno prodotto una cosa, finalmente un’opera teatrale, io ne ho prodotte 9 al Teatro Pirandello. Non mi candido, assolutamente no, qua la gente ti misura in base ai favori, non che fai, che prometti e io nè ne faccio e nè ne prometto! Ma il tema era un altro, cancella le ultime cose…non volevo parlare di me.