LICATA. Partono dall’acquisizione dei filmati degli impianti di videosorveglianza installati nelle vie Bolzano, Percotto e Giovanni Amendola, le indagini sull’intimidazione col fuoco subita da Antonio Pira, 41 anni di Licata, assistente parlamentare del gruppo Popolari ed autonomisti dell’Assemblea regionale siciliana.
Nella notte tra domenica e lunedì, infatti, le fiamme hanno distrutto il portone dell’abitazione della madre del funzionario assunto come “assistente parlamentare all’Ars” lo scorso mese di marzo, dal presidente del gruppo autonomista, Carmelo Pullara.
Sul posto si sono immediatamente portati i vigili del fuoco del distaccamento di Licata che in pochi minuti hanno spento il rogo ed i carabinieri della compagnia cittadina, coordinati dal comandante Francesco Lucarelli, per i rilievi del caso. Su indicazione dello stesso Pira, i militari dell’arma, ieri mattina sono tornati nella zona ed hanno rilevato la presenza di numerosi impianti di videosorveglianza privata, poste cioè a protezione delle abitazioni o di uffici, che coprono una vasta area compresa tra il corso Serrovira e corso Roma, passando per la via Amendola dove si è verificato il fatto criminoso.
Nessun dubbio, almeno per gli inquirenti, che ad incenerire il portone d’ingresso dello stabile, dove abita, al secondo piano la madre di Pira e dove lo stesso assistente parlamentare è domiciliato quando pernotta a Licata, sia stata l’azione dolosa dei piromani. E che l’atto incendiario sia riconducibile al ruolo ricoperto all’Ars dal dipendente regionale. A Pira è stata espressa la massima solidarietà da parte dell’onorevole Carmelo Pullara, presidente del gruppo parlamentare dei Popolari ed autonomisti all’Ars. Ma anche da parte degli ex consiglieri comunali che fanno riferimento al deputato licatese e dall’ex presidente del Consiglio comunale, Carmelinda Callea. Oltre a tanti cittadini che sui social hanno invaso di post il profilo personale di Pira.
Lo stesso assistente parlamentare ha voluto ringraziare tutti per la solidarietà ricevuta ed ha affermato: “Il gesto subito non è nulla. Non ha valore, esattamente come gli autori che lo hanno compiuto, insignificante. Colpire un portone, un’auto o colpire alle spalle o nel buio della notte, è lo stile dei perdenti, dei codardi, di chi non ha argomenti. Io nel bene o nel male ci ho sempre messo la faccia, non mi sono mai nascosto. Non mi interessa perché e a quale scopo avete fatto ciò, tanto non mi sposta di un millimetro. Il giorno che non avrò più il coraggio di dire ciò che penso o di lottare per le cose in cui credo sarà un giorno triste per me, il più triste della mia vita, perché significherà che avrò perso il coraggio di vivere. Avete fatto un grosso errore di valutazione, non avete solo sbagliato il portone – ha concluso Pira – avete proprio sbagliato la via”.
Il fatto si è verificato dopo la mezzanotte in via Giovanni Amendola, strada che collega il corso Serrovira al corso Roma, nel centro cittadino. Le fiamme al portone di ingresso di uno stabile nel quale abitano tre famiglie tra cui quella della madre di Antonio Pira, che è anche il genero dell’ex vice sindaco di Licata, Totò Avanzato, scomparso il mese scorso. Ieri Antonio Pira ha ripreso regolarmente il suo lavoro ed è “volato” a Roma, al ministero dell’Agricoltura e foreste per un progetto che la Regione intende portare avanti, su iniziativa del gruppo parlamentare degli Autonomisti all’Ars. Intanto a Licata il clima inizia ad arroventarsi in vista delle elezioni amministrative di giugno. In città si torna a votare dopo tre anni, visto che nel mese di agosto del 2017 l’ex sindaco Angelo Cambiano è stato sfiduciato dal Consiglio comunale. E la macchina elettorale si è messa in movimento.