Agrigento soffre la sete ma il Comune è stato citato per il pagamento di una somma pari a quasi un milione e mezzo di euro relativa ai dissalatori di Porto Empedocle, inaugurati nel gennaio del 2007 alla presenza dell’allora presidente della Regione Salvatore Cuffaro.
Un atto di precetto è stato infatti notificato a Palazzo dei Giganti, dalla società “New Ctida Hydro Sistet” che con la stipula di un contratto con il comune di Agrigento aveva garantito la fornitura triennale dell’acqua al prezzo di 1,18 euro al metro cubo.
L’impianto doveva essere in grado di erogare circa 100 litri al secondo, corrispondenti ad un apporto di 3 milioni di metri cubi d’acqua all’anno, a tutto vantaggio – era questa l’intenzione – della città di Agrigento. L’impianto di dissalazione vero e proprio era stato realizzato in “project financing” e gestito dalla “New Ctida Hydro Sistet”, società che ha firmato il contratto con il comune di Agrigento, garantendo la fornitura triennale dell’acqua al prezzo di 1,18 euro al metro cubo. Praticamente uno strumento concepito per superare la sete della provincia e del Comune di Agrigento attraverso investimenti faraonici: le opere civili hanno avuto un costo complessivo di 5.250.000 di euro, provenienti dai fondi disposizione del Commissario delegato per l’Emergenza idrica.
L’amministrazione della società, che è ormai in fallimento ed ha notificato al Comune una pesantissima richiesta economica: ben 1.267.725 euro che si ritiene l’Ente non abbia versata degli oltre 2 milioni e mezzo vantate dal privato per la costruzione dell’impianto. Quindi il curatore fallimentare chiede al Municipio più di un milione e quattrocentomila euro, che, ovviamente, l’ente non intende pagare tanto che si è costituito in giudizio.