Per la festa dell’Immacolata, a Roma Papa Francesco parla di virus, ad Agrigento l’arcivescovo Francesco di bellezza.
di Diego Acquisto
Papa Francesco ha pregato ed invitato a pregare contro i moderni virus che sono presenti oggi a Roma, e non è difficile pensare in tante altre città, comprese le nostre dell’agrigentino. Lo ha fatto ieri, festa dell’Immacolata a Roma, in piazza di Spagna, ai piedi della statua delle Vergine cara agli abitanti della capitale.
Ha detto testualmente: “O Madre, aiuta questa città a sviluppare gli ‘anticorpi’ contro alcuni virus dei nostri tempi”.
E non ha mancato di elencare subito quelli che a suo giudizio sono i principali “virus”, che corrompono la nostra società: “l’indifferenza, che dice: ‘Non mi riguarda’; la maleducazione civica che disprezza il bene comune; la paura del diverso e dello straniero; il conformismo travestito da trasgressione; l’ipocrisia di accusare gli altri, mentre si fanno le stesse cose; la rassegnazione al degrado ambientale ed etico; lo sfruttamento di tanti uomini e donne”.
Sull’indifferenza e l’ipocrisia, che sono mali che da sempre si porta dietro l’umanità, abbiamo sempre ascoltato parole dure ed ammonimenti a non lasciarsi contagiare, con l’esortazione a non abbassare mai la guardia, perché nocivi e dannosi.
Per il resto, ha sicuramente sorpreso l’invito ad eliminare la “maleducazione civica che disprezza il bene comune”. Un tasto questo che forse pochi si potevano aspettare e che coglie davvero un malessere diffuso, anche in terra agrigentina, dove atti di irrazionale vandalismo si registrano non infrequentemente, danneggiando beni che appartengono alla comunità.
Chiamate in causa perciò la famiglia, la scuola e tutte le agenzie educative. non esclusi i Partiti e la stessa Civica Amministrazione e le forze dell’ordine.
Un simile inserimento nella preghiera rivela in Papa Francesco una particolare attenzione a cogliere e capire il vissuto concreto del tessuto sociale. E non solo di Roma, dove, tra l’altro vivono tanti cittadini di diverse regioni d’Italia, come pure molti stranieri.
Un dovere per tutti poi non rassegnarsi al degrado non solo ambientale, ma soprattutto etico, che ne è la causa.
Un messaggio con diverso taglio, ma che non manca di consonanza con quanto detto dal Papa, la riflessione del nostro Francesco di Agrigento, che ieri nell’omelia, durante il Pontificale nella Basilica dell’Immacolata del capoluogo, ha parlato di bellezza, invitando ad “ammirare e sognare”.
Perché la festa dell’Immacolata “ è il giorno della bellezza”. E nell’ammirare il “grande capolavoro di Dio che è l’Immacolata”… “ammirando sogniamo”. Perché ciò che Dio ha realizzato in Maria è ciò che desidera per noi”.
Un implicito richiamo a non favorire quel degrado etico che poi produce anche quello estetico. E quindi un invito alla bellezza che si deve esprimere non solo nelle fattezze umane, ma possiamo aggiungere, nel creato e nell’ambiente che ci circonda, dove consumiamo il nostro tempo di relazioni nella vita pubblica.
“La Chiesa – ha detto don Franco – oggi ci presenta Maria nella sua genuinità e libertà, lealtà e obbedienza, fortezza e fedeltà, padronanza di sé e senso di responsabilità, spirito di servizio …”
E proprio lo spirito di servizio ed il senso di responsabilità – per dirla con don Franco- ci devono portare ad amare la città. Perché “non può essere solo un certificato di nascita a farci agrigentini, ma la convinzione di trovarci dentro un destino comune per costruire … una storia piena di bellezza”.
Diego ACQUISTO
Immagini Sandro Catanese