Tra i reati contestati associazione per delinquere, riciclaggio, corruzione, false comunicazioni sociali e truffa.
I capi di imputazione sono tanti. Ad alcuni indagati vengono contestati anche fino a 12 reati, del codice penale ma anche del codice civile. L’inchiesta su Girgenti Acque, da parte Pm della procura di Agrigento: gira tutta attorno a presunte”tangenti sotto forma di denaro, assunzioni e voti”.
Uno tsunami che non ha colpito solo la città capoluogo, ma anche la provincia. Secondo quanto riporta il Giornale si Sicilia, tutto è scaturito dalle dichiarazioni di un aspirante collaboratore di giustizia, poi ritenuto del tutto inattendibile su una serie di fronti, dell’architetto Giuseppe Tuzzolino. Assunzioni a tempesta, ma soprattutto affari: affari che passavano attraverso il riconoscimento del pedigree antimafia, cosa che comporta reati collegati alla pubblica amministrazione. In tutto 72 gli indagati. Ad alcuni di loro, come Eugenio D’Orsi, fino a ieri non era ancora stato notificato l’avviso. Su Girgenti Acque e sul suo presunto sistema le indicazioni di Tuzzolino sarebbero state utili: le intercettazioni a tappeto che hanno dato risultati considerati positivi. Non però sul fronte della dimostrazione delle finalità mafiose delle attività di Marco Campione, uno degli amministratori e massimi dirigenti della società di distribuzione idrica. Da qui lo stralcio e la trasmissione, da parte del procuratore aggiunto del capoluogo, Paolo Guido, e del pm Gery Ferrara, di un troncone di atti al procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, e ai sostituti Salvatore Vella, Paola Vetro e Alessandra Russo. Tra i reati contestati associazione per delinquere, riciclaggio, corruzione, false comunicazioni sociali e truffa.