La difesa di Salvatore Messina, 48 anni, di Porto Empedocle, condannato all’ergastolo per associazione mafiosa, omicidio e tentato omicidio, ha chiesto, ieri mattina, davanti la Corte di Assise, presieduta dal giudice Luisa Turco, il cosiddetto “scorporo della pena”, che gli consentirebbe, attraverso un meccanismo giuridico, di ottenere alcuni benefici carcerari: misure alternative alla reclusione in carcere, permessi premio e lavoro esterno.
Messina è stato condannato al carcere a vita a seguito del maxi processo Akragas e alcuni mesi fa aveva chiesto l’annullamento del carcere con sostituzione con una pena meno severa in considerazione che all’epoca dei fatti aveva 22 anni e dunque, secondo gli avvocati della difesa “il trattamento sanzionatorio non poteva essere equiparato a quello degli adulti”, richiesta che però non è stata accolta.