Al Teatro Pirandello di Agrigento, nelle giornate di 16 e 17 dicembre, è andata in scena l’opera “Mimì”, accolta molto positivamente da parte del pubblico.
-di Calogero Longo
Prima dell’inizio dello spettacolo, il Presidente della fondazione del Teatro Pirandello, Gaetano Aronica, ha dedicato un caloroso saluto al pubblico, invitandolo ad assistere ad una nuova edizione di “Vestire gli Ignudi” in programma per venerdì 22 dicembre. Questa edizione avrà come interpreti Andrea Tidona, Vittoria Faro, Barbara Capucci, Stefano Trizzino e Fabrizio Milano; adattamento e regia di Gaetano Aronica.
Mario Incudine, sulle note di Domenico Modugno, “Mimì da sud a sud”,uno spettacolo di e con MARIO INCUDINE, testi di SABRINA PETYX, regia MONI OVADIA e GIUSEPPE CUTINO, ANTONIO VASTA (pianoforte, fisarmonica e organetto), ANTONIO PUTZU (fiati), MANFREDI TUMMINELLO (chitarra e bouzouki), PINO RICOSTA (contrabbasso), EMANUELE RINELLA (batteria). Arrangiamenti musicali di MARIO INCUDINE e ANTONIO VASTA, costumi DANIELA CERNIGLIARO, scene digitali DARIO DENSO ANDRIOLO, disegno e luci GIUSEPPE CUTINO e VINCENZO MISERANDINO, suono FERDINANDO DI MARCO.
«Mimì, sali! Sali, Mimì!». Luci accese. Sipario aperto. La voce di Mario Incudine fa rivivere un inedito Modugno. Il Domenico giovane, ancora prima di “Volare”, che non rispondeva se lo si chiamava Mimì («Perché i maschi devono avere un nome che finisce con la o»), che si fingeva siciliano, ma che era nato in Puglia.
L’attore e cantante entra in scena in doppiopetto luccicante da gran soirée ed inizia e racconta la favolosa serata sanremese di “Nel blu dipinto di blu”. Impiega quasi due minuti per rievocarne l’atmosfera esaltante. Poi nel silenzio più totale si sente cantare l’indimenticabile “Volare”. Un minuto e 52 secondi che sembravano la “tromba del silenzio” sul catafalco di una Italia che non riesce più a volare. È uno dei momenti più veri di questo spettacolo. Quasi due ore di musica che è riuscita a trasportare tutti i presenti, a tal punto da chiedere il bis alla fine dello spettacolo fin quando gli attori si sono seduti tra il pubblico per cantare tutti insieme. Uno scenario che difficilmente si vede nelle sere del sabato teatrale di Agrigento.
Domenico Modugno, conosciuto come siciliano, era in realtà pugliese, di Polignano a mare e questo “falso storico” contribuì ad accrescere la sua fama nel mondo. Ma nella tarda maturità, quando ormai era un idolo in tutto il pianeta, “Mister Volare” decise di diventare siciliano “vero”, impegnandosi in storiche battaglie civili (manicomio di Agrigento) e scelse di farlo scegliendo come città d’adozione proprio Agrigento.
Sarà stata l’aria che si respira, il peso della storia, il blu del nostro straordinario mare che gli ricordava la canzone che lo rese tanto famoso a fargli fare questa scelta. L’ atmosfera di questa città è in effetti unica, magica…. In questi luoghi, non a caso, si sono concentrati, nel raggio di poche decine di chilometri, alcuni dei geni più illustri del novecento come Pirandello, Sciascia, Camilleri e infine anche Modugno che scelse di essere agrigentino in una città che amò come fosse la sua. Fu anche consigliere comunale ad Agrigento e la città lo amò sempre e non lo dimenticò.
Un viaggio, da Sud a Sud. Sulle note delle sue canzoni, quelle legate alla Sicilia, una terra che lui ha adottato perché, come gli disse Frank Sinatra, “Fingiti siciliano! La Sicilia la conoscono tutti, tutti sanno dov’è e poi il dialetto è molto simile al tuo, al Pugliese. Fingiti siciliano e conquisterai il mondo!”.
Un viaggio quotidiano verso una terra straniera chiamata palcoscenico, una terra da dovere raggiungere e conquistare. Le aspirazioni di un uomo del Sud chiamato Mimi’, ma che potrebbe avere mille nomi diversi, una storia fatta da mille storie, che si incrocia con quella del suo interprete scorrendo su linee parallele che, sovvertendo ogni regola, si incontrano in uno spettacolo in cui Mario Incudine e Domenico Modugno ci raccontano un mondo che cambia, che lotta, che sogna, che sfida convenzioni e stereotipi.
Noi di Oggi. Noi di Domani. Noi che desideriamo Volare ma che non sempre sappiamo di avere le ali per poterlo fare.
Calogero Longo