FAVARA. Il Gip di Palermo, Filippo Serio, dopo che i giudici del tribunale della libertà hanno annullato in parte l’ordinanza cautelare, scattata il 22 gennaio nell’ambito della maxi inchiesta “Montagna”, ha disposto il dissequestro della società V. & F. Group che opera nel campo dell’edilizia, come chiesto dai difensori dei tre favaresi, gli avvocati Angela Porcello e Raffaele Bonsignore.
Il tribunale del riesame aveva ritenuto che non vi fossero sufficienti indizi per sostenere che l’impresa fosse intestata fittiziamente al favarese Vincenzo Valenti, 23 anni, al fine di nascondere l’effettiva titolarità del padre Stefano, 51 anni, e dello zio Gerlando, 45 anni, ritenuti esponenti di spicco della famiglia mafiosa del loro paese. Stefano e Gerlando Valenti sono stati arrestati con l’accusa di associazione mafiosa e, in particolare, avrebbero fatto parte della famiglia di Favara.
A Stefano Valenti viene attribuito un ruolo di vertice nell’ambito della cosca anche con riferimento ai rapporti con altri associati. Vincenzo, figlio di Stefano, fu invece destinatario di un provvedimento che gli imponeva l’obbligo di firma per l’accusa di intestazione fittizia di beni. Secondo quanto ipotizza la Dda avrebbe fatto da prestanome, insieme a una zia, al padre e allo zio per nascondere la loro titolarità che avrebbe potuto creare problemi di natura giudiziaria visti i loro legami con la mafia.
Il tribunale del riesame ha confermato le accuse di associazione mafiosa per Stefano e Gerlando Valenti ma ha annullato l’accusa di intestazione fittizia di beni contestata a tutti ritenendo che non vi fossero sufficienti indizi tanto che il più giovane degli indagati, che risponde solo di quest’accusa, era tornato completamente libero.