AKRAGAS, CHE TRISTEZZA
di Eugenio Cairone
Città a perdere. Città capace di uccidere la speranza. Città calpestata nei suoi diritti elementari. Agrigento la vogliono cosi, miseramente affogata in un mare di scemenze e di ipocrisie.
La vogliono cosi in primo luogo i politici che qui hanno i loro feudi elettorali per poi scordarsi di tutto e di tutti.
La fine dell’Akragas dimostra come è facile prendere per i fondelli gli agrigentini.
La storia dell’embargo, come ultima scusa. Anche nel mentire non ci sono altri più bravi. La fine dell’Akragas è anche un fatto politico, o meglio una conseguenza della politica che preferisce non agire neppure per salvare la faccia.
Agrigento, terra di ministri ed ex ministri, di gente che ha avuto un peso enorme nelle stanze del potere “assenti” nei momenti bui che coinvolgono tutti.
Non è certo la fine del mondo la scomparsa dell’Akragas. Brucia, però, che sia successo senza la minima presa di posizione. Senza alcuna reazione.
Come succede sempre nella nostra città di fronte ad un evento qualsiasi.
Un finale a sorpresa? Assolutamente no.
La telenovela già si comprendeva fin dalla prima “puntata” che fine avrebbe fatto. Diciamo che miseramente è naufragato un sogno.
Non posiamo parlare di progetti reali perché non sono mai esistiti nella mente dei vari dirigenti biancoazzurri.
Marcello Giavarini è scappato via spinto dalle ingiurie nei suoi confronti. Una bella scusa per voltare le spalle.
Silvio Alessi a meno di 48 ore dal suo comunicato che apriva uno spiraglio, ha fatto annegare l’ultima speranza dicendo che la città non lo vuole. Un’altra bella scusa .
(Quelle scritte, comunque, si dovevano evitare).
E gli iraniani? Non ci sono parole per qualificare la vicenda che li riguarda.
Non li conosciamo. Non sappiamo nulla di questi signori che sembravano sul punto di arrivare ad Agrigento da nuovi “padroni”.
Alessi dice “Si sono tirati indietro”.
Una persona sola potrebbe fare chiarezza.
L’avvocato Caponnetto dovrebbe dire chi, come e perché si è preso cosi facilmente gioco del popolo biancoazzurro e di una intera città.
Eugenio Cairone