Viadotti chiusi o interrotti, rotatorie abbandonate, gallerie pericolanti e carreggiate della nuova SS 640 ridotte. La situazione nell’Agrigentino è preoccupante.
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La tragedia del ponte Morandi verificatasi a Genova ha avuto in questi giorni un’eco spaventosa. 16 i feriti, 12 dei quali in gravi condizioni, 39 morti e un numero imprecisato di dispersi, per non parlare dei 632 sfollati che hanno dovuto abbandonare le loro case per ragioni di sicurezza. Il crollo del ponte percorso dall’autostrada A10, avvenuto poco prima di mezzogiorno il 14 agosto, ha dato subito adito a polemiche e ben presto è iniziata una vera e propria “caccia” al responsabile.
L’eventualità di un probabile crollo, a quanto pare, era stata già ampliamente presa in considerazione, tanto che Autostrade per l’Italia aveva bandito a Maggio un maxi-appalto da 20 milioni per rinforzare i “tiranti” superiori, forse causa del cedimento della struttura. Scagliandosi contro Austostrade, Danilo Tonitelli, ministro delle infrastrutture e dei trasporti afferma: “incassano miliardi, versando in tasse pochi milioni e non fanno neanche la manutenzione che sarebbe necessaria a ponti e assi viari”. Emerge un bilancio fallimentare nelle politiche di gestione degli interventi pubblici di realizzazione e manutenzione delle infrastrutture fondamentali, con una pietosa mancanza di risorse adeguate per la costruzione.
Ma il caso di Genova non costituisce un’eccezione: si riscontrano analogie con altri ponti progettati da Riccardo Morandi (ingegnere famoso per gli studi condotti sul calcestruzzo armato precompresso), ad esempio il “gemello” del ponte ligure, il General Rafael Urdaneta, in Maracaibo, crollato nel 1964 quando una petroliera finì contro le pile della struttura, causando la caduta di 3 campate del ponte. E ancora il ponte sull’Arno tra Empoli e Spicchio di Vinci, inaugurato nel 1954 e chiuso nel 1966 a causa di un pilastro accasciatosi in seguito ad un’alluvione. In Libia, il Wadi al-kuf chiuso per deterioramento strutturale nel 2017, stesso anno di chiusura del viadotto Akragas (anche noto come ponte Morandi) ad Agrigento. 2 corsie per senso di marcia, 4 km per collegare la città a Porto Empedocle chiusi per cedimenti e pericolo crolli in seguito alla denuncia di Mareamico che mostra danni ai piloni, armature in ferro scoperte e cemento sbriciolato.
Era stata inizialmente proposta la possibilità di abbatterlo per costruire una via alternativa, ma l’Anas ha deciso di ristrutturarlo ad un costo di ben 30 milioni stimando che possa essere agibile nel 2021. Per non parlare dell’abbattimento del cosiddetto “viadotto Petrusa” che collegava Favara e Agrigento, demolito e mai ricostruito in 19 mesi. Una situazione così indecente da spingere gli abitanti a citare in giudizio l’Anas per risarcimento patrimoniale del danno. “E’ questione di scarsa sensibilità sociale, scelte sbagliate, errori di progettazione e risorse finanziarie utilizzate per altre infrastrutture”, affermano Maurizio Saia, segretario della Cisl di Agrigento, e Giuseppe Bosciglio, responsabile della Adiconsum. Sempre opera dell’Anas fu l’esperimento – fallito – dell’uso di asfalto colorato sulla passeggiata archeologica, “da nero a color tufo”, un asfalto tornato nero dopo pochi giorni. E ancora l’abbandono della rotatoria Giunone, che avrebbe dovuto ospitare piante autoctone, illuminazione a led e un granchio enorme simbolo dell’antica moneta di Akragas: sono questi gli “ammodernamenti” suggeriti dall’Anas, quelli di cui ha veramente bisogno la città? Servirebbe invece la restituzione al pubblico di quelle strade dichiarate inagibili e abbandonate, chiuse, distrutte dalla regimentazione delle acque, si dovrebbe avvertire l’impellente necessità di “ammodernare” la negligenza dell’amministrazione che risparmia sui materiali, sui costi di manutenzione, scommettendo sulla sicurezza dei suoi cittadini.
La SS. 640 completata di recente, presenta già diversi chilometri di restrizioni di carreggiate per scarsa manutenzione.
Non solo le strade extraurbane destano preoccupazione ma anche le strade urbane e provinciali. In città la situazione viaria è pessima e ci si chiede se altri ponti di gestione del Municipio ricevono la giusta manutenzione.
Tornando al viadotto Akragas, Per mesi, quest’anno, si è svolto un dibattito sulla possibilità di non ristrutturare il viadotto ma di abbatterlo costruendo una viabilità alternativa. Ma l’Anas – come detto – lo sta ristrutturando. Gli interventi previsti sul viadotto Morandi, Akragas I e II della statale 115 Quater, dovrebbero terminare nel 2021 con un costo di circa 30 milioni di euro.
Simona Piraneo